Le 500 e una notte

E mentre il mondo gira, la nostra famiglia cambia. Non solo anagraficamente, ma soprattutto nel modo in cui affronta le sfide di ogni giorno. Succede per le piccole e per le grandi cose, e per quel genere di cose che non sembra, ma ti rivoluzionano la vita. Oggi vi racconto come si sono trasformate le nostre prime 500 notti insieme a Peter.

Mentre per altri cambiamenti è più difficile trovare un momento esatto di rottura tra uno stato e l’altro, per il “dormire insieme” ho ancora viva in mente la notte in cui si è passati, per esempio, dallo stare abbracciati marito e moglie all’avere un delicatissimo orsacchiotto in mezzo all’abbraccio. Non fraintendetemi, anche questo shock è comunque una bomba d’amore 🙂

Vi voglio quindi riepilogare le nostre prime 5 fasi:

  1. Bob Jamaicano
    In principio, quando ancora era lontana l’ipotesi di genitorialità, si viveva in pace e armonia. La posizione, di sonno si parla, era quella del bob giamaicano: entrambi guardando lo stesso lato della stanza, avvinghiati come se si stesse scendendo da una pista di bob ai 200 km orari. Con la variante caraibica che prevede addormentarsi con il sorriso, in un mood sereno e passionale.
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  2. Next to me
    Dalla nascita del piccolo Peter molte cose sono cambiate. Nonostante la nostra volontà fosse quella di stare il più vicini possibile a nostro figlio, complice anche qualche lettura di troppo e fobia di soffocamento, abbiamo vissuto questi mesi facendo dormire Pietro in un piccolo lettino agganciato al nostro. Il brandizzato Next-to-me. Un modo comodo per rimanere tutti uniti e per gestire la maggior parte delle necessità direttamente dal letto.
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  3. La gabbia
    Ogni famiglia è un universo unico. Per noi l’esperienza del lettino in un’altra stanza non ha funzionato. L’abbiamo provata e non è sembrata adatta a nessuno dei tre, Peter in primis. Suppongo che piangere a notte fonda per il latte sia un comportamento normale per un bambino. Eppure quelle manciate di secondi di lacrime intense da solo nel buio non ci lasciavano in pace. Ma perchè non ce l prendiamo nel lettone con noi?
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  4. Hamburger
    La voglia di prenderlo in mezzo a noi e di coccolarlo tutta la notte era tanta, e così è stato. Inoltre, la comodità di averlo al nostro fianco ci permetteva di dormire più serenamente. Niente più pianti disperati nel mezzo della notte. Un piccolo gemito e il bibeorn era nelle sue mani. E poi la mattina i risvegli più belli di sempre. Unico incomodo, Peter di notte scalcia e ti spinge ai limiti del bordo del letto. Un buon esercizio di equilibrismo e auto-controllo.
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  5. Il ritorno alla normalità
    Qualche giorno fa, dopo oltre 500 notti, abbiamo deciso tutti insieme di riposizionare il team all’interno della stanza. Peter da un lato, in un lettino a tre sponde agganciato al matrimoniale. Io e mia moglie finalmente di nuovo abbracciati al centro. Temevamo di far soffrire il nostro piccolo, invece ci siamo accorti che si diverte un sacco ed è libero di girare come una trottola. Si addormenta in un verso e si risveglia in quello opposto. Appena chiede il latte o una coccola noi siamo a pochi centimetri. Ogni mattina ci sveglia con un tuffo e tanti baci o morsi, a seconda del meteo. Io e mia moglie siamo tornati alla posizione Bob Giamaicano.

E voi? Come dormite? Come avete cambiato le vostre abitudini?

Il nostro inserimento all’asilo

Il tempo delle vacanze è terminato. Anche per noi, che siamo gli ultimi a scendere dalle colline, è giunta l’ora di fare qualcosa di socialmente utile: iniziare l’asilo nido.

“Attento Peter, perché quando varcherai quella soglia, non potrai più tornare indietro per i prossimi quindici anni.”
Per fortuna non credo abbia capito. Per fortuna non è così brutto andare a scuola. Però questo cambiamento è epico. Come passare da una convivenza ad un amore a distanza. Ci saranno anche dei vantaggi, ma la sensazione iniziale è che qualcosa di molto importante ci mancherà tanto.  

La riunione preliminare con le maestre e gli altri genitori cancella i nostri dubbi tecnici, ma non quelli psicologici.
Il bimbo entrerà gradualmente nei prossimi venti giorni. Prima un paio di ore, poi pranzo e infine pisolino pomeridiano, fino a trascorrere dalle 9:00 alle 16:30 nel suo nuovo mondo. Che farà, come reagirà, cosa penserà? Rimane un’incognita per tutti.

  

Le 7 non-regole di Dandy Daddy sull’inserimento all’asilo

Mi piace dare consigli inutili, ecco quindi le non-regole di Dandy Daddy per l’inserimento al nido d’infanzia, meglio noto come asilo nido. Mi raccomando, non seguitele.

  1. Non voltarti mai indietro
    Il primo vero distacco genitore – figlio è duro per tutti. Ti volti, lui ti guarda e piange.  Nonostante Peter sia un bambino sicuro, sereno e spensierato, l’ho visto strisciare, urlare e scalciare pur di non rimanere da solo a scuola. Come ridurre al minimo questo dramma?
    Una tecnica me l’ha consigliata la dada: salutare bene il bimbo, fargli capire che stiamo andando via, metterlo tra le braccia della maestra e partire sicuri; poi, non voltarsi mai indietro. Un taglio ombelicale degli sguardi. Fortunatamente l’inserimento è solo un piccolo momento in una grande avventura.
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  2. Meglio papà che mamma
    La mamma è sempre la mamma, non si discute. Per questo, quando si tratta di accompagnare un bambino a scuola per poi abbandonarlo, è meglio che vada il papà: l’addio forse sarà più indolore. Nessuna prova scientifica a conferma della mia tesi, però a me è sembrato così. Il distacco dalla madre è uno shock da evitare. Non se ne abbiamo a male i babbi di tutto il mondo.
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  3. Fidarsi è bene
    Il passaggio è netto: nostro figlio, dopo un anno vissuto sempre insieme, ora è tra le mani di un’altra persona. Saranno le mani che gli daranno da mangiare, lo puliranno, lo coccoleranno. Che lo solleveranno al cielo per farlo volare. Quindi, a meno che non si decida di educare il proprio figlio in casa, è importante creare un rapporto di fiducia con le persone che lo seguiranno in questi anni: le magiche dade. Alcuni genitori le temono, le sfidano o non le ascoltano, forse sentendosi privati del loro ruolo. Li capisco. Ma nella malinconia di vedere il mio Peter fuori di casa a soli 18 mesi ho scelto di affidarmi e di credere in quelle dade.
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  4. Stare lontani dalle chat
    Un chiacchierone come me ha sempre amato le chat. Poi ho scoperte quelle di classe, dove trenta mamme e un babbo tendono a discutere più sull’abissale tema dell’infanzia che sui problemi scolastici concreti. E per una domanda, ventinove risposte. Ovviamente è importante leggere questi contenuti, magari una volta alla settimana.
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  5. Un universo di malattie
    Questa settimana siamo stati colpiti dal virus Bocca Mani Piedi. Simpatico nome che ci ha contagiati tutti. La settimana prima tre nasi sgocciolanti. E chissà quante nuove avventure batteriche ci attendono, tutte da condividere in famiglia. L’asilo sarà il grande serbatoio virale da dove attingeremo. Un consiglio tanto saggio quanto ovvio: un bambino che non sta tanto bene è meglio che rimanga a casa.
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  6. Una nuova vita
    Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Da oggi il tempo a disposizione di mamma e papà quadruplica. Dopo quasi due anni inizia un nuovo ciclo con nuovi ritmi. Siamo stati benissimo fino ad ora, ma non temiamo i cambiamenti. Purtroppo coinciderà anche con il nostro ritorno al lavoro, però queste settimane di limbo sono importanti per dedicare alla persona e alla coppia le risorse che prima erano impegnate. Quindi mamma e papà cucinano insieme, guardano film, fanno passeggiate e si ricaricano per il prossimo desiderato fratellino.
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  7. Ogni cosa, passo dopo passo
    Roma non è stata costruita in un giorno. Neanche il rapporto Dandy Daddy – Peter. Ci sono voluti mesi per sentirmi chiamare papà e non mamà, dadà o ·. Giorni interi a dondolarsi abbracciati in amaca per fondere i profumi delle nostre pelli. Ore di tuffi e salvataggi per solidificare la fiducia in sé stessi e tra di noi. E dopo tutto questo, volete dirmi che devo lasciare il mio bimbo a qualcun altro? Purtroppo sì. A due settimana dall’inserimento, però, vedo il percorso più definito e inizio a sentirmi meglio. Passo dopo passo, il piccolo Peter sta crescendo.

E voi come avete reagito al primo pianto davanti all’asilo? Avete rinunciato dopo i primi giorni? Esistono altre malattie dal nome simpatico? Non siate timidi e rispondete nei commenti qui sotto!

Consigli inutili ne ho sempre dati in abbondanza. Vi ricordate le 10 non-regole di Dandy Daddy? Cliccate sul titolo per rileggerle tutte. 

Metamorfosi famigliari

Tutte le storie sono fatte di capitoli. Oggi se ne chiude uno per dare spazio al successivo. Peter ha iniziato l’asilo da alcuni mesi, presto vi racconterò del suo inserimento. Papà e mamma, dopo un periodo dedicato a riequilibrare il rapporto di coppia, iniziano una nuova avventura professionale. I tempi delle amache e dei ciliegi sono lontani, ma Peter non sembra meno felice del solito.

Riassunto dei capitoli precedenti

Da quando Peter esiste, dentro e fuori di noi, ne abbiamo viste di tutti i colori: pannolini gialli, dentini bianchi, pomeriggi neri. Un arcobaleno di emozioni che ci hanno accompagnato in questi mesi così diversi tra loro. Abbiamo sempre cercato di adattarci alla situazione, fidandoci di Peter e dei suoi segnali di fumo. Per questo motivo il nostro assetto famigliare è mutato con il passare delle stagioni.

Ecco come:

Mamma al lavoro, papà al lavoro, Peter in pancia
Un momento di cambiamenti interiori, il sogno matura in silenzio, fuori si corre ancora come se nulla fosse. L’inverno è alle porte.

Mamma a casa, papà al lavoro, Peter ancora in pancia
La stanchezza ha preso il sopravvento, il sogno inizia ad avere un peso specifico rilevante. Intorno le cose cambiano: le stanze si colorano, i letti si smontano e iniziano ad arrivare scatoloni di vestiti dai parenti; sono quasi tutti maglioni e siamo in primavera.

Mamma all’ospedale, papà al suo fianco, Peter in uscita
il momento magico è arrivato, l’attesa è finita. I minuti sono lunghi e scavano la memoria diventando eterni. Chi se li dimentica più? Una piacevole spossatezza ci trascina dall’ospedale alla macchina, fino a casa. Nasce il nostre fiore di maggio.

Mamma, papà e Peter a casa insieme
La tensione cala, tutto sembra perfetto, anche quando ti chiedono 30 Euro per una crema bebè allo zinco. Poi emergono i primi dubbi: “E ora cosa faccio?”. Dopo soli due giorni di permesso e un altro di ferie, si torna a lavoro. Ma come è possibile pensare ad altro? Qualcosa va studiato.

Mamma in maternità con Peter, papà in part-time
Qualcosa si può fare, non dico licenziarsi, né scappare dal proprio dovere; bilanciare però tempo-famiglia e tempo-lavoro in un momento così importante mi sembra una scelta giusta. Non tutti lo possono fare, vero. Io ho chiesto e mi è stato concesso. Grazie, nove mesi importanti.

Mamma torna al lavoro, papà a casa con Peter
Iniziano i cambiamenti radicali. La mamma ha il desiderio di continuare il suo percorso in azienda; nessuna carriera, solo passione per il proprio lavoro. La baby-sitter costa, l’asilo pure. Entrambi ci sembrano un distacco molto forte dal nostro bimbo. Possibile che appena fatto un figlio vada subito abbandonato? Grazie a qualche libro, consiglio e pensiero, nasce l’idea: “E se lasciassi il lavoro per stare con Peter? Non dico per sempre, solo fino a quando ce n’è bisogno”. Da un’idea bizzarra alle dimissioni il passo è una breve email. Marzo pazzerello a spasso con Ciccio, visitando un parco al giorno.

Mamma lascia il lavoro e tutti e tre in campagna
Deve essere un vizio di famiglia oppure stare bene è contagioso. La mamma sceglie di passare da dipendente a libero professionista, per avere più autonomia nel gestirsi il tempo tra casa e lavoro. Il meteo prevede l’estate più calda di sempre, che si fa? Si emigra tutti in campagna, tra tuffi e abbracci, amache e ciliegi.

Peter inizia l’asilo, mamma si prepara, papà cerca lavoro
Più che un capitolo, un nuovo libro “Peter va a scuola”. Prima qualche ora poi dopo l’inserimento tutto il giorno e con grande gioia, per fortuna. Papà e mamma si preparano per il rientro professionale. Che la ricerca abbia inizio. Cadono le foglie e qualche fiocco di neve e come gli orsi andiamo in letargo.

Papà inizia il lavoro, mamma apre partita iva, Peter parla russoliano
Sembra un ritorno alla normalità ma per noi anche la routine a tre è una nuova avventura. Ognuno ha preso la sua strada, ciò nonostante ci sentiamo uniti. Le parole escono a raffica dalla bocca di Peter anche se non ancora chiarissime; una in russo, una in italiano, comunque ci si intende. La primavera ci ha fatto una sorpresa e siamo già al secondo pic-nic in collina.

Cosa ci aspetta

Ora che abbiamo “capitolato” il passato, possiamo sognare un po’ di futuro: vacanze estive? Concerti Peter e Dandy Daddy? Fratellini o sorelline? La cosa che ci riesce meglio però è goderci il presente e aspettare domani e poi domani e poi domani.

È primavera

Facebook mi comunica che 1236 persone non hanno nostre notizie da un po’. Più di quante Garibaldi se ne sarebbe immaginate. Inizio a preoccuparmi per loro e me le immagino una ad una: mia moglie, mia mamma, mia sorella… ma le altre chi sono? Peter tira su le spalle e mi guarda angelico. Lo ammetto: la colpa è solo mia. Lui in questi mesi me ne ha dati di spunti e ora che sta iniziando a parlare nel suo russoliano potrebbe già quasi licenziarmi e portare avanti il blog in autonomia.

È da ottobre che non scrivo nulla. A dire il vero, scrivo ma non pubblico. Proprio come un orso bruno sono andato in letargo, senza avvisare. Avete mai sentito un orso nel bosco dire: “Ciao Cervo, ciao Scoiattolo, io vado in letargo per qualche luna” ?

Il tempo è passato in fretta, siamo di nuovo in giro senza giacca. Merito e colpa di questo clima che mi rallegra tanto quanto mi preoccupa. Di cose poi ne abbiamo fatte anche senza dirlo in giro.

Cose che abbiamo fatto:

  • Trovato un lavoro
  • Scritto la canzone per lo Zecchino d’Oro
  • Iniziato l’asilo
  • Sopravvisuti a tre giorni senza mamma
  • Pronunciato le prime parole in russoliano
  • Travestiti da giocatore di basket per Carnevale

Ma per ognuno di questi piccoli miracoli mi piacerebbe raccontare qualcosa in più. Ormai è primavera e ci prepariamo a fiorire di nuovo.

L’ABC di Dandy Daddy, N-Z

La settimana scorsa vi avevo presentato il piccolo abbecedario di Dandy Daddy, frutto dell’esperienza di questi mesi in compagnia di Peter. Per chi ha memoria breve, sospetto non si tratti di una mamma, ecco il link al post precedente. Per tutti gli altri ecco a voi il proseguo.

N di Nessun dorma

Da quanto tempo è che non dormo? Dalla sera alla mattina intendo. E da quanto non dormo abbracciato a mia moglie? Forse sto attendendo con maggiore urgenza quest’ultimo ritorno. Secondo i piani abbiamo ancora un paio di anni. Ogni tanto abbraccio Peter ma è semplicemente una cosa diversa. Lui per ricambiare mi scalcia fino a buttarmi quasi giù dal letto. Lo so, è amore inconscio, e arriverà il triste momento in cui mi dirà: papà, stanotte dormo fuori.

O di Ogni famiglia è un universo  

Le cose più evidenti vanno ripetute, così siamo tutti d’accordo. Ogni volta che mi hanno chiesto “Ma dov’è la mamma?” o fatto notare “Si farà male a piedi nudi!” ho pensato a questo: siamo splendidamente diversi.

P di Pannolini

E non poteve essere altrimenti, l’arte zen del pannolino è un pilastro della genitorialità. Mi ha insegnato che per imparare bisogna fare e rifare. Anche ad occhi chiusi, cioè di notte. Sporcarsi le mani, in questo caso non metaforicamente. Peccato che, proprio quando iniziavo a destreggiarmi egregiamente, siamo passati alla mutandina. Lasciatemelo dire, molta meno soddisfazione.

Q di Quota azzurra

Il primo segnale è arrivato al corso pre-parto mattutino: dodici mamme, pochi papà, impegnati al lavoro. Una volta organizzato un incontro nel weekend però, tutti presenti. Nel nostro tour primaverile dei parchi giochi di Bologna, abbiamo poi avuto la nostra ovvia conferma: pochi uomini hanno il privilegio di stare con i propri figli. Va bene dividere le mansioni all’interno della famiglia, tu lavi io cucino, io stiro tu fai la spesa. Ma penso un bambino abbia bisogno di entrambi i genitori e viceversa. Lancio quindi un appello: più quote azzurre col passeggino, nelle piscinette, ai corsi per l’infanzia.

R di Risposte

Fin dal primo giorno una tempesta di domande si è abbattuta si di noi: stiamo facendo bene? Sarà la scelta giusta? Meglio questo o quello? Molte risposte sono venute naturali, poi ha iniziato a darcele direttamente Peter, oltre chiaramente la nostra amata pediatra. Informarsi e condividere è importante, ma ogni famiglia è un universo complesso che vive di regole proprie. E questa è pura magia.

S di Sogno

“Da domani sto a casa io con Peter!”. A volte i sogni sembrano barzellette, lanciate in aria in attesa che cadano a terra risuonando. Quando poi rimangono in sospensione per un po’, li si riesce ad osservare meglio e a definire. Ed ecco che diventano plausibili, fattibili e infine pronti a trasformarsi in realtà.

T di Tuffi  

Ci è stato detto di fare dello sport e che l’acqua è un ambiente naturale per i bambini. Abbiamo preso queste indicazioni alla lettera. Tuffi tutto il giorno. Ringraziamo le istruttrici del corso di nuoto per averci insegnato tanti giochi acquatici. Con i braccioli o il salvagente (più pericoloso), di testa o a bomba, con o senza bere un litro d’acqua prima di riemergere in superficie.

U di Unione

Non c’è famiglia senza unione. Questi mesi sono stati un allenamento alla convivenza. Abbiamo sperimentato nuove posizioni nel letto, ovviamente in tre, e accettato i diktat di un bambino, felici di avere nuove regole. Siamo stati insieme per molto tempo e questo ha arrotondato i nostri caratteri e ci ha saldamente uniti.

V di Vita         

Non c’è parola più grande e completa di questa. Forse troppo per la nostra spensieratezza. Eppure anche nei giochi più semplici, nei pisolini pomeridiani, nel macello di maccheroni per terra dopo cena, ho trovato la nostra vita. E’ stato importante trascorrere questo tempo insieme per darle valore, per riempirla di ricordi. Sta a vedere che poi sono anche un po’ cambiato, più paziente e disposto a fare quello che dicono gli altri, in particolare uno, il mio piccolo zar Peter. Cosa mi aspetta dietro l’angolo, ad ottobre, quando inizierà l’asilo e io ritornerò al lavoro, è tutto da scoprire.

Z di Zero

Una prima fase si sta per concludere. Quella dove ho avuto la fortuna di stare mano nella mano con il mio piccolo Peter per otto mesi senza distrazioni o interruzioni. L’ostetrica ci raccontava che i papà hanno bisogno di nove mesi per entrare in sintonia con il figlio, lo stesso tempo che la madre lo ha coccolato in pancia. Ringrazio chi mi ha permesso di vivere questa esperienza e sono pronto per ripartire (non proprio) da zero.

L’ABC di Dandy Daddy, A-M

Era novembre, e per la prima volta io e Peter eravamo soli, dall’alba al tramonto. La mamma andava a Parigi per lavoro. Non ci capivamo ancora bene e più che comunicazione era una caccia al tesoro.
“Cosa vuoi? Di cosa hai bisogno? Boh.”
Per fortuna i desideri di Peter erano limitati e bisillabi: latte, nanna, cacca, palla. Tetta purtroppo non era fattibile.

Ora siamo cresciuti, entrambi. Ci siamo insegnati l’un l’altro e abbiamo imparato vicendevolmente. Abbiamo allenato il corpo nuotando, correndo e arrampicandoci su tutte le scale. Abbiamo allenato la mente cantando, ascoltando e provando i nostri dialoghi. Da qualche mese un dito e diventato la bacchetta magica, con la quale Peter ci fa muovere oggetti o compiere azioni.

Arrivati a questo punto, ci serve un piccolo dizionario, per ricordare il nostro percorso e fissare i punti cardinali della nostra crescita. Si parte con il primo volume, dalla A alla M.

L’abbecedario dalla A alla M

A di Ascari

Per prima cosa, ricordiamoci chi siamo. Sviluppare l’identità personale è un passo importante per capire successivamente quello che ci circonda. Ancora qualche anno e potremo discuterne assieme, filosofeggiando sul perché di mille cose. Intanto mettiamo un punto fermo: noi siamo Fransis e Peter Ascari e siamo padre e figlio.

B di Bielorussia

Ѐ la nostra seconda casa, dove trascorriamo lunghe giornate estive tra alberi di mele e dolci laghi. Dove i nonni Serghei e Svetlana ci coccolano con abbracci e merende. Ogni anno sarà il nostro ritorno alla tradizione, alla natura e alla semplicità. Nonché la vacanza studio di lingua russa per tutti e due. E la mamma fa la maestrina.   

C di Ciondolare

Ѐ stato il motto di questi mesi. Rappresenta la nostra spensieratezza nello scoprire un mondo nuovo. Guardare qua, toccare là, salire su e correre giù. Qualcuno ci ha definiti pigri. Tutt’altro, siamo sempre stati in movimento e abbiamo sfruttato ogni attimo per fare qualcosa di nuovo o di vecchio ma piacevole. Per fermarci serviva un’amaca.

D di Dandy Daddy

Questo nomignolo non mi somiglia per niente. Dandy dà l’idea di un fighetto un po’ snob. Io mi sento più gitano, indios, ultimamente campagnolo. E Peter non è da meno quando gira a petto e piedi nudi, pannolino a vita bassa e abbronzatura da bagnino. Destino vuole che quando ho iniziato a scrivere questo blog avevo una giacca in velluto, delle Clarks e un occhiale alla Dario Brunori. E qualcuno ha commentato: che papà dandy che sei!

E di Educazione

Ho iniziato con la paura di non essere un buon padre. Un classico che colpisce anche i più sicuri di sé. Poi, appena me l’hanno messo in braccio, si è spento il motore razionale ed è stato subito amore. Ci sono tante regole, consigli, teorie, ma sull’amore non si sbaglia. Volere bene a un bambino riempie ogni dubbio. I primi anni sono un contenitore di sentimenti che andremo a riempire insieme. Il nostro approccio è un’educazione dolce, dove la priorità sono i bisogni di Peter. Anche quando sta lanciando maccheroni al pomodoro sulla tovaglia più bianca. Non so se si possa già parlare di educazione.

F di Felicità

Se da un lato abbiamo il dovere ad educare un figlio, dall’altro c’è il piacere nel vivere insieme. La felicità non si descrive, un gesto sì: quando Peter dopo una giornata passata a ciondolare si sdraia al mio fianco e mi accarezza la barba, boffonchiando qualcosa di ancora lontato dalla parola “papà”, io sono felice.

G di Gioco

Vola vola, palla nel cesto, caccia al tesoro. Nel giocare brucio e riprendo energia, come un macchina che si auto alimenta. Mi piace creare attività nuove e se ci sono dei nipoti ancor meglio. Gli anni da boy scout mi hanno insegnato molto in questo campo e divertirsi mentre si partecipa è la chiave per continuare a giocare insieme per tanti altri anni.      

H di Hobbit

Non siamo piccoli, non siamo riccioli, ma giriamo spesso a piedi nudi. Viviamo su una collina di ciliegi e amiamo la natura. Siamo bonari e quasi sempre sorridenti. Ci sentiamo indifesi di fronte alle enormità cittadine come i supermercati e il traffico. Siamo sensibili ai piccoli problemi ed empatici con chi ci circonda. E se ci venite a trovare vi offriremo sicuramente una tazza di tè e dei pasticcini fatti in casa.

I di Instagram

Sono malato, lo so. Da quando mia moglie mi ha suggerito di creare un blog, gran parte delle nostre avventure si trasformano in uno scatto e solo dopo in parole. Io che non avevo neanche la Polaroid. Adesso l’immediatezza di un’immagine nel raccontare un momento magico mi rapisce. Rivedere dopo mesi Peter comodo dentro un cassetto, mi accende e rianima; oltre a farmi sentire sulla strada della vecchiaia.

L di Lingua

Amo scrivere, parlare, chiacchierare e cantare. In casa si guardano film in russo, inglese, spagnolo e italiano. Noi ce la stiamo mettendo tutta per confondergli il vocabolario e lui per ora parla solo in bambinese stretto. Una volta all’anno farà il suo momento bielorusso intensivo e forse un giorno ci presenterà la sua fidanzata cinese.

M di Masha

Senza questa lettera non ci sarebbe nessun blog. Esagero, nessun Peter. Per questo me la sono tatuata sulla schiena. Non la vedo ma so che è lì dietro, la lettera. A volte non vedo neanche Masha, quando torna a casa o parte per un viaggio di lavoro. Più indelebile di un tatuaggio, però, sento la sua presenza. Tipo spia sovietica, ma so che è amore.

Ma l’alfabeto non finisce con la M!
L’abbecedario continua dalla N alla Z

La nostra vita tra low cost e downshifting

Marzo 2018: Peter compie dieci mesi e decido di fargli un regalo. A breve capisco che il regalo l’ho fatto soprattutto a me stesso. Lascio il lavoro per stare insieme a lui giorno e notte, primavera ed estate. Almeno fino ad ottobre, quando inizierà ad andare all’asilo.
Il primo pensiero è: “che meraviglia!”, il secondo: “come facciamo?”.
Non abbiamo affitto, mutuo o rate da pagare, questa è una grossa fortuna. Negli anni di lavoro abbiamo messo da parte qualcosa. Il punto focale diventa quindi la spesa quotidiana: cibo, vestiti, attività. Come risparmiare per arrivare a fine ottobre senza troppi pensieri?
Low cost e downshifting ci vengono in aiuto. Ma di cosa stiamo parlando?

Vocabolario

Low cost

Si tratta di beni e servizi presenti sul mercato a prezzi inferiori che mantengono però alto il loro livello di qualità. Il risparmio è ottenuto attraverso una produzione e commercializzazione in modo più efficiente. Per esempio utilizzando un e-commerce anziché un punto vendita fisico.

Downshifting
Scelta di uno stile di vita più gratificante e di una maggiore disponibilità di tempo libero, attuata riducendo volontariamente il tempo e l’impegno dedicati all’attività professionale, con conseguente rinuncia a una carriera.

Citazione

Sul tema della semplicità volontaria, l’ex-presidente dell’Uruguay Josè Mujica, dice: “Quando compriamo qualcosa non lo facciamo con i soldi, ma con il tempo di vita speso per guadagnare quel denaro.
Dice tante altre cose intelligenti e se ne avete voglia potete ascoltarlo qui.

Si tratta quindi di mettere sul piatto della bilancia il nostro tempo, da un lato, e tutti i bisogni, dall’altro. Semplificando: una pizza, un cinema, un vestito in meno, equivalgono a un paio d’ore al parco a giocare in più.
Non immaginateci però affamati, a piedi nudi e seduti su un marciapiede a guardare per terra! Abbiamo solo cercato un compromesso tra i nostri bisogni e il tentativo di risparmiare per poter passare questi mesi assieme.

In foto: Peter che fa la spesa. Occhio al super prezzo!

Non-consigli per gli acquisti

Siamo ancora giovani Non abbiamo ancora consigli da darvi, solo piccoli ma concreti esempi di scelte quotidiane:

  1. Stop al sushi
    Abbiamo smesso di mangiare giapponese e ridotto take away e ristoranti. In compenso abbiamo affinato le nostre abilità culinarie con ricette degne di grembiule a MasterChef. Anche in cucina il tempo è l’ingrediente più prezioso.
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  2. Vacanze a km zero
    A parte il viaggio in Bielorussia, dove abbiamo vissuto in famiglia, abbiamo visitato il nostro territorio. Colline, montagne, valli, fiumi. In un raggio di 100 chilometri da Bologna ci sono tanti posti da scoprire per un bambino. Magari crescendo sarebbe bello vedere le sette meraviglie del mondo. Per ora ci accontentiamo di un bel prato in fiore e di un ruscello.
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  3. Sei mesi, sei magliette
    Come potete notare dalle nostre foto, ci piace essere belli come natura ci ha fatto. Abbiamo outfit semplici e con il caldo siamo sempre in costume. Inoltre abbiamo ricevuto in eredità da cugini e nipoti scatoloni di vestiti da zero a sedici anni. Nei pochi acquisti che facciamo, prediligiamo un buon tessuto (canapa o bambù) ad una stampa fashion.
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  4. Stop alle tentazioni cittadine
    La metropoli è una tentazione continua: gelato, aperitivo, pizzetta, maglietta. Qui in cima alla collina il primo negozio è un fruttivendolo a un paio di chilometri. Purtroppo Amazon, altra grande tentazione, rende l’acquisto un gesto ultrarapido ed impulsivo. Abbiamo sicuramente ridotto la nostra vita sociale da lunedì a venerdì, però il weekend facciamo sempre degli ottimi barbecue con gli amici, tanto la carne la portano loro.
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  5. Una giapponese ibrida
    Per quanto bucolici possiamo apparire, non giriamo a cavallo. Per quanto tutto sia vicino, nessuna meta qui è raggiungibile a piedi o con i mezzi pubblici. L’abbiamo comprata di seconda mano, pagata la metà. Non è solo una questione di risparmio economico ma anche ambientale. Lei è giapponese come l’arte dello zen. Infatti, va guidata con molta calma.
    ·
  6. Più giochi e meno giocattoli
    Io e Peter siamo sempre insieme. Quindi di giochi ne facciamo tanti. Corriamo, scaliamo, lanciamo, nuotiamo, cantiamo e balliamo. Ci divertiamo con quello che troviamo intorno: una noce, un sasso, la fontana. Se siamo fortunati incontriamo anche un cavallo o un trattore. E se per caso sentisse la mancanza della plastica, lo farei giocare con le bottiglie del latte. Ad oggi abbiamo accumulato pochissima noia.
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  7. La trappola tecnologica
    Google Drive, Amazon Prime, Spotify Premium, Now Tv, WordPress e chissà quale altro mini abbonamenti da 0,99 €/giorno ho attivato. Alcuni ormai indispensabili, altri sicuramente superflui. Non guardiamo la tv eppure paghiamo il canone. Sarebbe un esperimento interessante annullare tutto e vedere cosa succede.

Questa è la nostra esperienza. Nessun consiglio, solo piccoli esempi. Siamo tutti troppo diversi per seguire un’unica strada. Però se siete interessati e volete approfondire uno o più punti, potete scrivere nei commenti e sarò felice di raccontarvi nel dettaglio. Ancora curiosi? Leggete le 10 non-regole che ci siamo dati io e Peter.

In tre sul cavallino

Di ritorno dalla nostra missione bielorussa, ci siamo fermati qui, sul cavallino a dondolo. Costruito in olmo massiccio per resistere ai selfie dei bambini turisti. Prima di noi una famiglia di tre figli, due genitori e quattro nonni lo stava cavalcando, tutti insieme appassionatamente.
Gli ortesi affermano che di notte si sposti da solo per non vedere sempre la stessa sponda del lago. A noi appare incantevole da ogni angolazione, ma forse dopo qualche secolo annoia.
La foto è stata scattata da due autoctoni innamorati che vedendoci così Happy Family hanno deciso di concepire quella stessa sera. Se ci leggete, vi aspettiamo a Bologna, tra nove mesi, tutti e tre.

Ferragosto

Mamme, babbi, bimbi e nonni
nella notte senza sonni
fanno magico ogni posto
festeggiando Ferragosto

Chi in montagna e chi al mare
stanno insieme per brindare
alla notte più speciale
dal sapore tropicale

Il momento è arrivato
lascia i bimbi senza fiato
con il naso verso il cielo
esplosioni a bruciapelo

Parte un fischio, poi una scia
dopo un’altra e così via
botti, micce, lampi e razzi
fanno uscire tutti pazzi

Pirotecnici brillanti
senza maschera né guanti
fanno esplodere di gioia
anche chi sennò si annoia

C’è chi aspetta già il Natale
e chi non vuol più tornare
noi che siam senza pensieri
vi scriviamo volentieri.

Vacanze bielorusse

Oggi inizia il mio consueto viaggio estivo verso la nostra seconda casa: Minsk, Bielorussia. Questa volta parto da solo e vado a riprendermi la famiglia.
Bologna, Milano, Malpensa, Minsk. Le ore davanti al gate tornano utili per scrivere. Seduto su un gradino osservo una fila ordinata di donne e bambini biondi in attesa dell’imbarco.

Dove è finita la mia Famiglia?

Nelle ultime fotografie Peter e Dandy Daddy non giocano più insieme. Il primo nuota nel lago a est, il secondo raccoglie frutta a ovest. Un po’ di tristezza pervade i nostri post e commenti.
Ma chi ha rapito la mia famiglia?
Mamma Masha e bimbo Peter sono partiti due settimana fa, lasciandomi solo a Bologna, destinazione Bielorussia, la loro seconda casa. Ho avuto una buona occasione per capire quanto vissuto fin qui, sentire la mancanza delle cose importanti e rigenerare le forze.
Cosa ho segnato sul mio taccuino?

Positivo

  • Pensare, scrivere, lavorare per più di 2 ore consecutive
  • Avere un pavimento pulito
  • Dormire un’intera notte senza svegliarsi
  • Da quando non organizzavo una festa di sabato sera?

Negativo

  • Manca Peter e manca la mamma
  • Come si fa a cucinare bene senza avere i miei due ospiti preferiti?
  • Quando lo rivedrò saprà salire sugli alberi e chissà se mi riconoscerà
  • Ho l’obbligo morale di concentrarmi e fare tante cose bene

L’equilibrio tra nostalgia e relax è stata la chiave di queste due settimane. Di giorno prendevo il sole e di sera mugugnavo in videochiamata su WhatsApp.

Bambini in volo

Il comandante annuncia prima in russo poi in inglese. Si vola!
Chiusi, in uno spazio ridotto, con scarsa possibilità di movimento, a mille mila metri di altezza. Non so se sia il sogno o l’incubo di ogni bimbo. Lo chiederò a Peter quando parlerà la mia lingua. Di sicuro è il problema maggiore per i genitori che viaggiano in aereo.
Oggi sono solo e posso pensare come un bambino piuttosto che come un papà. Sono sulle nuvole, sto volando. Non nascondo un filo di paura mista eccitazione e avrei voglia di camminare avanti e indietro per il corridoio. Purtroppo c’è una lunga fila di biondini. Se mi metto a gattonare con loro, barba lunga e abbronzatura mediterranea, mi prendono per un attentatore. Allora li osservo e volo con loro.

Questo dolce momento viene interrotto da una voce adulta: “Smettila di fare capricci, se non ti calmi ti tiro uno schiaffo!”. È sempre un peccato quando il mondo dei piccoli si scontra con quello dei grandi senza trovare un compromesso.

L’albero delle mele

Ore 20:00 italiane: sono arrivato a Minsk e subito portato alla dacia, la casa estiva tipica di russi e bielorussi. Un albero di mele rosse al centro del giardino, more e ribes agli angoli. Una casetta in legno e tutta la famiglia al completo: Svetlana, Sergei, Sasha, Yulia, Ksusha, Taya e, ovviamente, Masha, Peter e Dandy Daddy.
Per me, non ci sono dettagli di viaggio più importanti di questi. Se invece volete sapere come si arriva fino a qui scrivetemi una lettera 🙂