L’ABC di Dandy Daddy, A-M

Era novembre, e per la prima volta io e Peter eravamo soli, dall’alba al tramonto. La mamma andava a Parigi per lavoro. Non ci capivamo ancora bene e più che comunicazione era una caccia al tesoro.
“Cosa vuoi? Di cosa hai bisogno? Boh.”
Per fortuna i desideri di Peter erano limitati e bisillabi: latte, nanna, cacca, palla. Tetta purtroppo non era fattibile.

Ora siamo cresciuti, entrambi. Ci siamo insegnati l’un l’altro e abbiamo imparato vicendevolmente. Abbiamo allenato il corpo nuotando, correndo e arrampicandoci su tutte le scale. Abbiamo allenato la mente cantando, ascoltando e provando i nostri dialoghi. Da qualche mese un dito e diventato la bacchetta magica, con la quale Peter ci fa muovere oggetti o compiere azioni.

Arrivati a questo punto, ci serve un piccolo dizionario, per ricordare il nostro percorso e fissare i punti cardinali della nostra crescita. Si parte con il primo volume, dalla A alla M.

L’abbecedario dalla A alla M

A di Ascari

Per prima cosa, ricordiamoci chi siamo. Sviluppare l’identità personale è un passo importante per capire successivamente quello che ci circonda. Ancora qualche anno e potremo discuterne assieme, filosofeggiando sul perché di mille cose. Intanto mettiamo un punto fermo: noi siamo Fransis e Peter Ascari e siamo padre e figlio.

B di Bielorussia

Ѐ la nostra seconda casa, dove trascorriamo lunghe giornate estive tra alberi di mele e dolci laghi. Dove i nonni Serghei e Svetlana ci coccolano con abbracci e merende. Ogni anno sarà il nostro ritorno alla tradizione, alla natura e alla semplicità. Nonché la vacanza studio di lingua russa per tutti e due. E la mamma fa la maestrina.   

C di Ciondolare

Ѐ stato il motto di questi mesi. Rappresenta la nostra spensieratezza nello scoprire un mondo nuovo. Guardare qua, toccare là, salire su e correre giù. Qualcuno ci ha definiti pigri. Tutt’altro, siamo sempre stati in movimento e abbiamo sfruttato ogni attimo per fare qualcosa di nuovo o di vecchio ma piacevole. Per fermarci serviva un’amaca.

D di Dandy Daddy

Questo nomignolo non mi somiglia per niente. Dandy dà l’idea di un fighetto un po’ snob. Io mi sento più gitano, indios, ultimamente campagnolo. E Peter non è da meno quando gira a petto e piedi nudi, pannolino a vita bassa e abbronzatura da bagnino. Destino vuole che quando ho iniziato a scrivere questo blog avevo una giacca in velluto, delle Clarks e un occhiale alla Dario Brunori. E qualcuno ha commentato: che papà dandy che sei!

E di Educazione

Ho iniziato con la paura di non essere un buon padre. Un classico che colpisce anche i più sicuri di sé. Poi, appena me l’hanno messo in braccio, si è spento il motore razionale ed è stato subito amore. Ci sono tante regole, consigli, teorie, ma sull’amore non si sbaglia. Volere bene a un bambino riempie ogni dubbio. I primi anni sono un contenitore di sentimenti che andremo a riempire insieme. Il nostro approccio è un’educazione dolce, dove la priorità sono i bisogni di Peter. Anche quando sta lanciando maccheroni al pomodoro sulla tovaglia più bianca. Non so se si possa già parlare di educazione.

F di Felicità

Se da un lato abbiamo il dovere ad educare un figlio, dall’altro c’è il piacere nel vivere insieme. La felicità non si descrive, un gesto sì: quando Peter dopo una giornata passata a ciondolare si sdraia al mio fianco e mi accarezza la barba, boffonchiando qualcosa di ancora lontato dalla parola “papà”, io sono felice.

G di Gioco

Vola vola, palla nel cesto, caccia al tesoro. Nel giocare brucio e riprendo energia, come un macchina che si auto alimenta. Mi piace creare attività nuove e se ci sono dei nipoti ancor meglio. Gli anni da boy scout mi hanno insegnato molto in questo campo e divertirsi mentre si partecipa è la chiave per continuare a giocare insieme per tanti altri anni.      

H di Hobbit

Non siamo piccoli, non siamo riccioli, ma giriamo spesso a piedi nudi. Viviamo su una collina di ciliegi e amiamo la natura. Siamo bonari e quasi sempre sorridenti. Ci sentiamo indifesi di fronte alle enormità cittadine come i supermercati e il traffico. Siamo sensibili ai piccoli problemi ed empatici con chi ci circonda. E se ci venite a trovare vi offriremo sicuramente una tazza di tè e dei pasticcini fatti in casa.

I di Instagram

Sono malato, lo so. Da quando mia moglie mi ha suggerito di creare un blog, gran parte delle nostre avventure si trasformano in uno scatto e solo dopo in parole. Io che non avevo neanche la Polaroid. Adesso l’immediatezza di un’immagine nel raccontare un momento magico mi rapisce. Rivedere dopo mesi Peter comodo dentro un cassetto, mi accende e rianima; oltre a farmi sentire sulla strada della vecchiaia.

L di Lingua

Amo scrivere, parlare, chiacchierare e cantare. In casa si guardano film in russo, inglese, spagnolo e italiano. Noi ce la stiamo mettendo tutta per confondergli il vocabolario e lui per ora parla solo in bambinese stretto. Una volta all’anno farà il suo momento bielorusso intensivo e forse un giorno ci presenterà la sua fidanzata cinese.

M di Masha

Senza questa lettera non ci sarebbe nessun blog. Esagero, nessun Peter. Per questo me la sono tatuata sulla schiena. Non la vedo ma so che è lì dietro, la lettera. A volte non vedo neanche Masha, quando torna a casa o parte per un viaggio di lavoro. Più indelebile di un tatuaggio, però, sento la sua presenza. Tipo spia sovietica, ma so che è amore.

Ma l’alfabeto non finisce con la M!
L’abbecedario continua dalla N alla Z

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