In tre sul cavallino

Di ritorno dalla nostra missione bielorussa, ci siamo fermati qui, sul cavallino a dondolo. Costruito in olmo massiccio per resistere ai selfie dei bambini turisti. Prima di noi una famiglia di tre figli, due genitori e quattro nonni lo stava cavalcando, tutti insieme appassionatamente.
Gli ortesi affermano che di notte si sposti da solo per non vedere sempre la stessa sponda del lago. A noi appare incantevole da ogni angolazione, ma forse dopo qualche secolo annoia.
La foto è stata scattata da due autoctoni innamorati che vedendoci così Happy Family hanno deciso di concepire quella stessa sera. Se ci leggete, vi aspettiamo a Bologna, tra nove mesi, tutti e tre.

Vacanze bielorusse

Oggi inizia il mio consueto viaggio estivo verso la nostra seconda casa: Minsk, Bielorussia. Questa volta parto da solo e vado a riprendermi la famiglia.
Bologna, Milano, Malpensa, Minsk. Le ore davanti al gate tornano utili per scrivere. Seduto su un gradino osservo una fila ordinata di donne e bambini biondi in attesa dell’imbarco.

Dove è finita la mia Famiglia?

Nelle ultime fotografie Peter e Dandy Daddy non giocano più insieme. Il primo nuota nel lago a est, il secondo raccoglie frutta a ovest. Un po’ di tristezza pervade i nostri post e commenti.
Ma chi ha rapito la mia famiglia?
Mamma Masha e bimbo Peter sono partiti due settimana fa, lasciandomi solo a Bologna, destinazione Bielorussia, la loro seconda casa. Ho avuto una buona occasione per capire quanto vissuto fin qui, sentire la mancanza delle cose importanti e rigenerare le forze.
Cosa ho segnato sul mio taccuino?

Positivo

  • Pensare, scrivere, lavorare per più di 2 ore consecutive
  • Avere un pavimento pulito
  • Dormire un’intera notte senza svegliarsi
  • Da quando non organizzavo una festa di sabato sera?

Negativo

  • Manca Peter e manca la mamma
  • Come si fa a cucinare bene senza avere i miei due ospiti preferiti?
  • Quando lo rivedrò saprà salire sugli alberi e chissà se mi riconoscerà
  • Ho l’obbligo morale di concentrarmi e fare tante cose bene

L’equilibrio tra nostalgia e relax è stata la chiave di queste due settimane. Di giorno prendevo il sole e di sera mugugnavo in videochiamata su WhatsApp.

Bambini in volo

Il comandante annuncia prima in russo poi in inglese. Si vola!
Chiusi, in uno spazio ridotto, con scarsa possibilità di movimento, a mille mila metri di altezza. Non so se sia il sogno o l’incubo di ogni bimbo. Lo chiederò a Peter quando parlerà la mia lingua. Di sicuro è il problema maggiore per i genitori che viaggiano in aereo.
Oggi sono solo e posso pensare come un bambino piuttosto che come un papà. Sono sulle nuvole, sto volando. Non nascondo un filo di paura mista eccitazione e avrei voglia di camminare avanti e indietro per il corridoio. Purtroppo c’è una lunga fila di biondini. Se mi metto a gattonare con loro, barba lunga e abbronzatura mediterranea, mi prendono per un attentatore. Allora li osservo e volo con loro.

Questo dolce momento viene interrotto da una voce adulta: “Smettila di fare capricci, se non ti calmi ti tiro uno schiaffo!”. È sempre un peccato quando il mondo dei piccoli si scontra con quello dei grandi senza trovare un compromesso.

L’albero delle mele

Ore 20:00 italiane: sono arrivato a Minsk e subito portato alla dacia, la casa estiva tipica di russi e bielorussi. Un albero di mele rosse al centro del giardino, more e ribes agli angoli. Una casetta in legno e tutta la famiglia al completo: Svetlana, Sergei, Sasha, Yulia, Ksusha, Taya e, ovviamente, Masha, Peter e Dandy Daddy.
Per me, non ci sono dettagli di viaggio più importanti di questi. Se invece volete sapere come si arriva fino a qui scrivetemi una lettera 🙂

Alto contatto

Tante cose si possono fare insieme.
Giocare, cantare, mangiare.
Tutte ci uniscono e ci fanno crescere.
Solo una però ha il potere di avvicinarci fino alla fusione, di ascoltarci in silenzio, di chiudere gli occhi e sapere che siamo al sicuro.
Dormiamo.

Il gioco delle tre fragole

Il gioco delle tre fragole:

  1. scegline una e assaggiala
  2. poi scegline un’altra e assaggia pure quella
  3. se la seconda fragola era più buona della prima, allora puoi mangiare anche la terza, altrimenti la mangia il papà

Sonno multicolor

Rosso, viola, verde, giallo.
Vuoi dormire? Allora fallo!
Vuoi una spalla, a che ti serve?
Per dormire senza coperte.
Dondoliamo all’infinito,
finchè l’ombra di un prurito
ti accarezzerà la guancia,
mentre abbracci la mia pancia.
E ti sveglierai qua fuori, contornato di colori.

Peter e la Dama Blu

Dietro ogni mia parola c’è lei.
Che sgambetta sul pavé della città, con la gonna e la carrozza blu, e vola su una punta nera e quattro rotelline bianche. Porta Pietro a Porta Saragozza, Bologna.

Domenica con papà, un dolce rituale

domenica bimbo sonno

La domenica, la domenica
non è un giorno è uno stato dell’anima,
la domenica quando termina
ultimo soffio, ultimo bacio, ultima lacrima.

La nascita di un figlio è sicuramente la rivoluzione industriale, copernicana e russa messe insieme. Non posso negarlo. Tutto cambia dai ritmi ai rapporti per un motivo unico e magico.

Certi piccoli dettagli, però, rimangono invariati anche dopo il big bang.
La domenica, per esempio, è un isolotto sicuro in mezzo all’oceano, dove approdare quando si è stremati dalla routine e dal quale rituffarsi nel quotidiano della settimana successiva. Siamo abituati a gitarelle e grigliate in primavera ed estate, ma adesso che i venti artici ci attanagliano bisogna fare poche cose, stare in casa, avere calma, riprendere le energie, ricaricare le pile.

La nostra domenica fatta di piccoli dolci rituali:

  1. La sveglia eliminata da qualsiasi forma di allarme analogico o digitale
  2. La colazione tarda e abbondante, magari al bar con i regaz
  3. La passeggiata catatonica, anche solo casa–bar, l’importante è il vuoto cosmico dentro
  4. Il pranzo sovrappopolato di avanzi
  5. La pennichella pomeridiana accompagnata da sport televisivo
  6. Il take away serale, non si cucina, subito pronti per…
  7. Il filmone soporifero, solitamente Orso d’Oro a Berlino

Su questi punti cardinali ci siamo allineati tutti e tre senza nessuno sforzo. Sembra proprio che come trascorrere la domenica sia un’informazione genetica trasmessa via DNA. Tutto da dimostrare, ma a me pare così.
Probabilmente per Peter è domenica tutti i giorni, tra un po’ forse lo sarà anche per me (e qui vi spiego il perché). Più avanti le domeniche diventeranno dei giganteschi lunedì, stracolme di attività a presenza obbligatoria. Per poi tornare vuote e piene, gonfie e vuote, a seconda dell’evoluzione del bambino e delle sue necessità.

Per ora, spapparanzato sul divano, pupo addosso, partita a volume basso, mi godo i minuti che scorrono lenti ma piacevoli, sperando vadano in loop per un po’ dimenticandosi di noi.

Mi piace prendere questa giornata come un regalo del tempo, un’offerta 3×2 dove ogni sei giorni intensi il settimo è in omaggio.