Le 10 non-regole di Dandy Daddy

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Il bello di non avere regole

Prima di diventare papà, non ero così tanto convinto che fosse una cosa positiva. Lavoravo di giorno, uscivo la sera. Avevo una vita sregolata che si adattava perfettamente al mio ritmo biologico. Poi è arrivata la grande notizia e tutto è cambiato. A otto mesi dalla nascita di Peter, un’ondata di dolce responsabilità mi ha travolto.

Non avendo grandi basi su cui fondare il mio nuovo ruolo, ho cominciato a studiare su internet. Mi sono iscritto ai migliori gruppi materni di Facebook. Ho letto libri montessoriani e poesie di Rodari. Sono entrato in un universo di opinioni e consigli, tutti a prima vista condivisibili e utili. Tra questi, l’approccio che più mi ha attratto è stato quello della Disciplina Dolce, che prevede di educare i figli prestando ascolto ai loro bisogni e richieste. Suona ovvio e sembra facile. Dopo un anno di tentativi posso dire che non lo è affatto, ma rimane il mio unico orientamento quando sono con Peter. Da qui nascono le altre convinzioni che vi voglio raccontare. Non le vorrei chiamare regole, non ci sono controlli, non c’è nessuna punizione se non vengono rispettate. Sono suggerimenti per un bambino che ha già le idee chiare e che più di ogni cosa vuole scoprire il mondo ed essere felice.

Cos’è esattamente la Disciplina Dolce? Qualcuno ve lo spiega meglio di me (link).

Le 10 non-regole del papà:

    1. Mangiare con le mani
      Dita appiccicose e unte, un macello da pulire. Però lo vedo dai suoi occhi che si diverte a pasticciare. Allora gli lascio scoprire la morbidezza della mozzarella e la croccantezza del pane. Per imparare ad usare forchetta e coltello c’è tempo.
    1. Girare nudo fuori casa
      Un’abitudine di famiglia, soprattutto ora che viviamo in collina lontano dalla civiltà. Starcene come natura ci ha fatti, ci unisce e ci fa sentire liberi insieme. Quando arriva un ospite corriamo a metterci il costume.
    1. Urlare per dire sì o no
      Non è facile capirsi senza l’uso di parole, però i suoni ci aiutano ad identificare un bisogno: quando Peter vuole un biscotto, urla e io glielo porto. Quando Peter non vuole fare la doccia, urla e non gliela faccio. Poco a poco gli urli si differenziano a seconda del contesto.
    1. Scegliere cosa fare oggi pomeriggio
      Lui gioca, io lo seguo. Sono il suo bodyguard. Peter decide come spendere il suo tempo e io cerco di non limitarlo, anche nelle situazioni più pericolose, quando per esempio vuole stanare dei calabroni dal loro nido.
    1. Salire e scendere per tutte le scale della Valsamoggia
      Peter, come molti bimbi, adora salire e scendere le scale. Quelle di casa, quelle di legno, quelle mobili. Prima all’indietro sulle ginocchia, ora in avanti tenendosi al corrimano. Penso sia una buona attività sportiva, con un livello medio di pericolosità. Spero di insegnargli la giusta tecnica prima che cada dolorosamente.
    1. Dormire tutti insieme
      Mi fido molto di Peter e dei suoi segnali di fumo. Abbiamo provato a farlo dormire nel suo lettino: piange, messaggio chiaro. Adesso ci addormentiamo abbracciati nel lettone e siamo tutti felici. Finché continua questo sodalizio stiamo così, poi se farà troppo caldo, andrò io sul divano.
    2. Non urlare
      A me piace urlare, a Peter piace urlare. In casa quindi ci sono sempre soprani e contralti che si scambiano fraseggi. Nonostante io ci metta tutto il mio amore, però, dovrò ridurre il volume per non crescere un bimbo megafono.
    1. Avere gusti musicali differenti da quelli del papà
      Se metto musica rock, Peter vuole pop. Se metto musica classica, Peter vuole il punk. Suono il piano e lui urla. La chitarra invece, vuole lanciarla. Non è semplice indirizzare il proprio bimbo verso la buona musica. Per fortuna, quasi tutta la musica è buona, e quella cattiva l’abbiamo eliminata da Spotify.
    1. Camminare, dondolare, stare in spalla a piacimento
      Muoversi liberamente è il primo traguardo per un bambino. Mi immagino che soddisfazione per Peter alzarsi in piedi dopo aver strisciato per mesi. Ora sa correre, camminare, gattonare, fare il gambero. Sa anche chiedere con un urlo di venire in braccio o di farsi spingere sul dondolo. Magari vuole che il papà faccia palestra senza allontanarsi troppo. Qualsiasi sia il suo piano, io gli credo. Ad oggi non ho ancora avuto una tendinite.
  1. Cadere e farsi (poco) male
    Ho una collezione di “Ma sei matto?” sul comodino. Da mia madre alla vicina di casa, tutte hanno una propria soglia del pericolo. La mia è oggettivamente molto bassa: scalinate non protette, porte sempre aperte, piscina senza recinzione, animali selvatici a volontà. Però sono sempre a un metro da lui, giorno e notte. Investigando ho scoperto che si è sbucciato come gli altri bambini.

Cosa ho letto in questi mesi

Besame Mucho di Carlos Gonzales
Sessanta attività Montessori per il mio bebè
La casa nella prateria di Claudia Porta (Blog)
Crescere Insieme: disciplina dolce e dintorni (Gruppo Facebook privato)
Maternage ad alto contatto e disciplina dolce (Gruppo Facebook privato)
Meglio prevenire che sgridare (Gruppo Facebook privato)