La sirena del pompiere

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Sono questi i momenti che voglio ricordare.

Non so se è mezzanotte, l’una o le due. Una volta messo a letto Peter, tutto si ferma. Il silenzio cala, il tempo rallenta e io mi gongolo sul divano.

Poi, quando inizio a non distinguere più la realtà dal dormiveglia, suona la sirena del pompiere. Peter è a letto con la mamma e reclama la sua cena notturna, forse merenda.
Poche secchiate di decibel e sono pronto con il latte caldo ma non troppo, rapido come il barista della stazione. Entro con la mossa del ninja, di cui vi ho già parlato in questo post, e nel buio, senza riferimenti né un’ottima memoria, gli faccio trovare il suo tesoro alimentare direttamente tra le mani.  

Ormai io e Peter abbiamo un tacito accordo: sa che se vuole qualcosa, io gliel’ho già preparata e messa lì, dove lui la cerca.

Dopo lo spuntino, ebbro di latte e d’amore, mi crolla addosso e mi ammanetta le braccia attorno alla faccia. Ogni mio tentativo di fuga, per tornare al divano, è inutile. Appena mi muovo, lui mi richiama al dovere con una gnola. Da sirena dei pompieri, ad antifurto intelligente.   

E mentre siamo lì avvinghiati, succede qualcosa di magico.

Nel sonno Peter inizia a toccarmi la faccia, piano, con una delicatezza inusuale. Prima la bocca, il naso e poi le guancia. Mi accarezza la barba. Ecco appunto, se non avessi la barba mi metterei a piangere dai brividi. Per una volta non penso a cosa pensa, solo mi godo questo momento. Chissà quando mi ricapita. Domattina, con la luce del sole, tornerà a strapparmi i peli con le unghie come un piccolo e silenzioso Silk-épil.
Poi, con un sospiro, lascia cadere le braccia e crollo in un sonno più profondo.      

Il nuovo ospite

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L’odore della propria casa si percepisce forte al rientro da un lungo viaggio. Lo penso ogni volta che emigro nei mesi estivi: quando ritorno, riconosco la nostra essenza domestica per un attimo, poi svanisce.

Oggi mi è parso di cogliere inizialmente un aroma di verdure bollite, poi di miscugli non convenzionali tipo banane con carote, tapioca e caprino, pesce e cavolfiore. Le fragranze riemergono con intensità verso sera, quando una sauna di brodo vegetale pervade il soggiorno.
Poco male, basta aprire la portafinestra per qualche minuto e l’aria è nuovamente inodore. Mi avvicino per impugnare la maniglia, ma briciole di pane, secche e frantumate, mi punzecchiano la pianta del piede, interrompendo il mio pensiero. Eppure si spazza molto spesso.
Una volta incastonate nella pelle, smussati i loro spigoli, continuano ad accompagnarmi, ogni passo sempre più gommose.

Questa casa non era così un tempo. Un nuovo ospite deve essere arrivato.

Avvolti nella neve

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Cosa pensa Peter avvolto nel suo fagotto giallo?
Chi ce l’ha regalato non sapeva ancora se sarebbe stato Pietro o Nina.
Accarezza la neve per la prima volta: nessuna risata, nessun pianto.
Questo silenzio e questo sguardo sono nuovi, non li riconosco.

È ancora troppo piccolo per divertirsi, niente slittino, ma credo già abbastanza grande per rimanere estasiato da un nuovo paesaggio.
Solo una giornata di neve e nubi, infatti, può verniciare di bianco il cielo e la terra in modo così uniforme.

Cosa starà pensando Peter? 

  1. Chi ha buttato il latte in polvere sulle colline?
  2. Qualcuno si è mangiato la mia erba.
  3. Quindi l’erba verde cresce sopra la neve bianca.
  4. Ma chi ha detto che i bambini non sentono il freddo?
  5. E voi, mamma e papà, volete venire a vivere qua?
  6. Mi ricorda quella volta in aereo, sopra le nuvole gonfie e rotonde.
  7. Bob, slittino, discesoni. Quando?

 

Siamo onesti Peter, questa è già la seconda volta che vedi la neve.
La prima è stata al Baby Carneval Party parigino, e qui lo raccontiamo.

A cosa serve il Papà?

mamma allattamento bebè sorriso

Ammettiamolo, a cosa serve la Mamma lo sanno tutti.
Lo sa anche il bimbo appena esce dalla pancia.
Ma allora a cosa servo io?

Qualche idea me la sono fatta in questi mesi.
Grazie alle sagge ostetriche del corso pre-parto, ma soprattutto a Peter e Masha, che in ogni momento mi hanno comunicato, più o meno direttamente, le loro volontà e necessità del momento.
Posso quindi affermare che nel mio caso ci sono state diverse fasi di utilizzo del soggetto Papà. Procediamo con ordine.

Fase 1. La dolce ombra
Prima del parto, durante e immediatamente dopo, la mamma è giustamente il centro del mondo. Sensibilità a manetta. Ogni cosa deve filare liscia come l’olio di semi di lino. Essere presenti con l’outfit sbagliato potrebbe già infastidirla.
Quindi si diventa dei ninja. Un’ombra d’amore.
Il gioco di anticipo è la tattica, l’empatia l’arma segreta, il silenzio la chiave.
La parte più difficile per chi, come me, è abituato a fare sempre un gran casino. Ma anche quella più significativa, dove i piccoli gesti impercettibili diventano le grandi soddisfazioni quotidiane.

Fase 2. La macchina da guerra
Quando tutto sembra tornare a posto (ma è solo un’illusione ottica) allora si può iniziare ad essere operativi di nuovo.
Ora sì che c’è da fare concretamente qualcosa, altroché piccoli gesti.
Lava, prepara, sgombera, sistema, proteggi, porta qui e riporta di là. E compra tutto quello che mi sono dimenticato di acquistare prima. Amazon funziona maleficamente bene.
Peter nasce a Maggio. Io riesco a giocarmi la carta part-time da Giugno a Settembre. E sono mesi fantasmagorici.
Ma che ve lo racconto a fa’ — già avrete capito.
Per me è stato molto positivo tornare ad essere un cuoco, un maggiordomo, un autista, un fattorino, un operaio, un uomo delle pulizie per quanto sia impacciato con i bagni e le superfici lavabili.
Sentirsi utili aiuta prima di tutto sé stessi. Anche se il periodo dei piccoli gesti mi ha fatto crescere tanto nell’arte dello zen quanto in quella della psicologia pro-attiva.

Fase 3. Eroi in azione
Il punto di inizio e non ritorno di questa fase è netto, epico.
Solitamente un evento così drastico che lo si immortala con una foto, un aneddoto da raccontare ai parenti, un post sul blog.
Nel mio caso è stato l’affidamento totale di Peter dalle 5:00 alle 23:00 il giorno 20 Dicembre 2017. Ho fatto un piccolo tatuaggio tribale cinese in memoria di questa esperienza, più avanti vi racconterò nel dettaglio.
Immaginatevi di passare da soldato semplice a capo di stato maggiore, senza nessun particolare addestramento, dall’alba al tramonto.
A me è sembrato qualcosa di eroico. Una giornata pazzesca e risultati ottimi su tutti i fronti: alimentazione, divertimento, pulizia del bimbo.
Dopo questa, tante altre missioni speciali ad alto rischio mi sono state affidate, tra le quali: soppressione poppata notturna (quindi dormire da solo tutta la notte con Peter), controllo quotidiano proprietà organolettiche cacca, e tra qualche settimana, supervisione totale dalle 10:00 alle 18:00.

Dalle Fase 4 in poi ve ne parlerò quando ci sarò arrivato. : – )

Avete capito quindi a cosa sono servito come Papà?
Sì, esatto, ad insegnare a Peter quello che Mamma vieta di fare!

Il cielo sotto Colonia

Colonia, 18 Agosto 2017.
Peter, 10 Maggio 2017, 3 mesi e 8 giorni.
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Il nostro primo viaggio insieme, alla ricerca del fresco, nasce con la scusa di essere i più giovani testimoni di un matrimonio tedesco.
Peter non ricorderà nulla, ma si porterà dentro il profumo di wrustel al curry e dei prati di giunchiglia.