Peter e la Dama Blu

Dietro ogni mia parola c’è lei.
Che sgambetta sul pavé della città, con la gonna e la carrozza blu, e vola su una punta nera e quattro rotelline bianche. Porta Pietro a Porta Saragozza, Bologna.

Sbagliando s’impreca

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Calcio d’inizio

Martedì gioca la Roma e il Barcellona. Una buona scusa per la mia distrazione serale. Vince 3 a 0 e le trasmissioni sportive vanno avanti fino a tardi per brindare. Lo sgabello davanti alla televisione e la cucina da pulire sono distanti pochi metri. Palleggio tra uno e l’altro. Prima del fischio finale, Peter inizia a piangere, sirena del pompiere, e non ho preparato il suo latte, un grave errore. Sbagliando s’impreca.

Ora, di fretta:

  1. Accendo fornello
  2. Verso polvere nel misurino
  3. Attendo 2 lunghissimi minuti
  4. Verso acqua calda ma non bollente nel biberon
  5. Verso il misurino nel biberon
  6. Avvito il ciuccio-tappo
  7. Shakero mentre corro verso la camera da letto

Il tradimento di Ciuccio-tappo

Amazon Prime ha consegnato, allarme rientrato, torno alle mie emozioni calcistiche e domestiche.  Ma è una serata particolare e mi stanno chiamando al telefono direttamente dalla mia camera da letto: ho fatto un altro grave errore. Sbagliando s’impreca, bis. Il Ciuccio-tappo tradisce proprio me che lo smonto, lo lavo e lo rimonto sempre con cura. Forse non l’ho avvitato bene. Il risultato: Peter con 240 ml di latte addosso di notte nel letto. Invidio l’auto-controllo di mia moglie, lei non impreca, di notte.

Finale triste

Torno in cucina, il mio habitat notturno. In televisione hanno smesso di parlare di calcio e io mi sento come il Barcellona. Ho rovinato la nottata alla mia famiglia con un errore di valutazione o per sfortuna e basta. Il sonno, a fine partita, vince su tutti.

La sirena del pompiere

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Sono questi i momenti che voglio ricordare.

Non so se è mezzanotte, l’una o le due. Una volta messo a letto Peter, tutto si ferma. Il silenzio cala, il tempo rallenta e io mi gongolo sul divano.

Poi, quando inizio a non distinguere più la realtà dal dormiveglia, suona la sirena del pompiere. Peter è a letto con la mamma e reclama la sua cena notturna, forse merenda.
Poche secchiate di decibel e sono pronto con il latte caldo ma non troppo, rapido come il barista della stazione. Entro con la mossa del ninja, di cui vi ho già parlato in questo post, e nel buio, senza riferimenti né un’ottima memoria, gli faccio trovare il suo tesoro alimentare direttamente tra le mani.  

Ormai io e Peter abbiamo un tacito accordo: sa che se vuole qualcosa, io gliel’ho già preparata e messa lì, dove lui la cerca.

Dopo lo spuntino, ebbro di latte e d’amore, mi crolla addosso e mi ammanetta le braccia attorno alla faccia. Ogni mio tentativo di fuga, per tornare al divano, è inutile. Appena mi muovo, lui mi richiama al dovere con una gnola. Da sirena dei pompieri, ad antifurto intelligente.   

E mentre siamo lì avvinghiati, succede qualcosa di magico.

Nel sonno Peter inizia a toccarmi la faccia, piano, con una delicatezza inusuale. Prima la bocca, il naso e poi le guancia. Mi accarezza la barba. Ecco appunto, se non avessi la barba mi metterei a piangere dai brividi. Per una volta non penso a cosa pensa, solo mi godo questo momento. Chissà quando mi ricapita. Domattina, con la luce del sole, tornerà a strapparmi i peli con le unghie come un piccolo e silenzioso Silk-épil.
Poi, con un sospiro, lascia cadere le braccia e crollo in un sonno più profondo.      

Il nuovo ospite

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L’odore della propria casa si percepisce forte al rientro da un lungo viaggio. Lo penso ogni volta che emigro nei mesi estivi: quando ritorno, riconosco la nostra essenza domestica per un attimo, poi svanisce.

Oggi mi è parso di cogliere inizialmente un aroma di verdure bollite, poi di miscugli non convenzionali tipo banane con carote, tapioca e caprino, pesce e cavolfiore. Le fragranze riemergono con intensità verso sera, quando una sauna di brodo vegetale pervade il soggiorno.
Poco male, basta aprire la portafinestra per qualche minuto e l’aria è nuovamente inodore. Mi avvicino per impugnare la maniglia, ma briciole di pane, secche e frantumate, mi punzecchiano la pianta del piede, interrompendo il mio pensiero. Eppure si spazza molto spesso.
Una volta incastonate nella pelle, smussati i loro spigoli, continuano ad accompagnarmi, ogni passo sempre più gommose.

Questa casa non era così un tempo. Un nuovo ospite deve essere arrivato.

Avvolti nella neve

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Cosa pensa Peter avvolto nel suo fagotto giallo?
Chi ce l’ha regalato non sapeva ancora se sarebbe stato Pietro o Nina.
Accarezza la neve per la prima volta: nessuna risata, nessun pianto.
Questo silenzio e questo sguardo sono nuovi, non li riconosco.

È ancora troppo piccolo per divertirsi, niente slittino, ma credo già abbastanza grande per rimanere estasiato da un nuovo paesaggio.
Solo una giornata di neve e nubi, infatti, può verniciare di bianco il cielo e la terra in modo così uniforme.

Cosa starà pensando Peter? 

  1. Chi ha buttato il latte in polvere sulle colline?
  2. Qualcuno si è mangiato la mia erba.
  3. Quindi l’erba verde cresce sopra la neve bianca.
  4. Ma chi ha detto che i bambini non sentono il freddo?
  5. E voi, mamma e papà, volete venire a vivere qua?
  6. Mi ricorda quella volta in aereo, sopra le nuvole gonfie e rotonde.
  7. Bob, slittino, discesoni. Quando?

 

Siamo onesti Peter, questa è già la seconda volta che vedi la neve.
La prima è stata al Baby Carneval Party parigino, e qui lo raccontiamo.

Mezzo sogno di una notte di pieno inverno

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Vi descrivo la scena:
Eravamo io, Valentino Rossi su un cavallo bianco, molto simile a quello di Gandalf, e una terza figura femminile senza volto, della quale però avevo certezza di conoscere l’identità. A volte dicono essere un incrocio tra la propria madre e la propria moglie, un mostro mitologico alquanto pericoloso.
Il mood era yeah, percepivo questa carica positiva in tutti i membri dell’allegra compagnia, che ricambiavano l’intesa con cenni maliziosi tipo ammicco – ammicco di Homer.
In lontananza, prati verdastri di metà marzo, colline brulle s’inasprivano salendo verso pendii rocciosi, per divenire infine vette imbiancate.
Mi hanno sempre emozionato i paesaggi ibridi come la mia Toyota.
Tutto era in divenire, stava per succedere qualcosa di incredibile, straordinario, quando, bruscamente, un urlo squarciò il cielo, la terra e tutti i colori.

— ” Uèé ”
A metà tra il più famoso dittongo partenopeo ed il bambinese di periferia, Peter sveglia prima sé stesso, poi chiunque gli sia intorno ad un raggio di 50 metri. E sono le 4 di notte o mattino, a seconda di come vedete il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto.

Pochi istanti, la realtà si accende, i colori si spengono e tutto diventa buio.
Gli amici, i paesaggi, le avventure svaniscono. Se la svigna anche Valentino in sella al suo puledro, mannaggia.
Ora, nel mondo reale, bisogna colmare il biberon, calmare Peter e tornare a dormire il prima possibile. 

Il mattino seguente rimane ben poco di questi traghettamenti tra mondo onirico e reale alla Matrix.
Qualcosa però si è sedimentato nella memoria, forse per lo shock, la sveglia o il freddo extra – piumone. Ha la consistenza di una panna mal montata, una Sprite sgasata, ed è il ricordo del mio mezzo sogno di una notte di pieno inverno.

Di nottate così, durante la prima settimana, ne abbiamo fatte a bizzeffe, 7 su 7, e ve le racconto qui. A naso mi pare di intuire che ci attendono un paio di anni sul generis e una dozzina di chili di sogni spezzati.
Saranno buoni per farci dei trailer.

Cosa resta dei sogni spezzati

Quanti sogni dal triste destino avrò fatto, interrotti sul più bello?
Valentino era presente in tutti come special guest?
Ma soprattutto, farà male alla mia salute mentale, già abbondantemente provata?
Chissà, la miglior medicina è il tempo. Qualcuno intanto ha scientificamente indagato al posto mio. Leggi qui che tragedia.

Ancora un dubbio mi è rimasto: e se questa mia esperienza con Peter fosse tutto un sogno???  : – O
Mmm, dalla mole di pannolini e pappe che girano, presumo siamo nella più triviale realtà.

Buona la prima (settimana)

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Mi avvolge una sensazione.
La stessa provata durante le notti che precedono l’esame di maturità, la partenza per il fantomatico erasmus o il giorno del mio matrimonio bielorusso: sono giustificatamente sovraeccitato.
Le ore preludio di questa missione che cambierà la mia vita sono volate come i boeing Ryanair quando, per ostentare la loro puntualità, decollano con l’hostess che sta ancora simulando l’ammaraggio.

La prima settimana insieme a Peter è passata.
Ora siamo allineati ed il confronto con la mamma, regina indiscussa del rapporto genitore – figlio, non fa più paura.
La prima settimana ha il sapore di salsedine. Non perché siamo andati al mare con pioggia, neve e 4 miseri gradi Celsius — belle giornate queste — ma perché stiamo iniziando ad assaporare il nostro viaggio transatlantico, appena salpati dal porto.

Ma come è iniziato tutto?
La sospensione del lavoro, uno stile di vita più familiare e meno societario, il tempo che fluisce da un vaso all’altro, non più comunicanti tra loro.
Il labirinto di motivazioni che mi hanno portato fin qui è stato superato. Anche se di tanto in tanto è utile ricordare, leggendo questo post.
Una settimana è trascorsa, l’atrio è stato varcato, il dado è tratto e la mucca è pazza.

Cosa mi accadrà, ma soprattutto cosa accadrà a Peter da oggi sotto la mia ala protettrice, ce lo dirà il tempo e più concretamente il blog Dandy Daddy.
Ora vorrei solo soffermarmi sulle sensazioni iniziali, quanto percettibile ad un assaggio, i primi tic di una sindrome d’amore.

Sintomi del paternage

Un cambiamento così brusco nel proprio stile di vita, o forse solo nella propria routine, genera degli effetti collaterali. Piacevoli o spiacevoli, effimeri o permanenti. Eccone alcuni:

  1. È sabato tutti i giorni, non si lavora ma c’è sempre qualcosa da fare
  2. Dopo oltre 30 anni, ritorna il sonnellino pomeridiano, altroché siesta iberica
  3. Gran compilation di sogni spezzati dai risvegli notturni di Peter
  4. Disfunzioni lessicali dovute al continuo uso di dittonghi in bambinese stretto
  5. Secchezza della mani a forza di lavarle, mai provata prima
  6. Modalità aereo: non rispondo a telefonate, messaggi, email fino all’atterraggio ossia il risveglio di Peter
  7. Impennata  di post e commenti su gruppi fb di mamme, maternità, maternage
  8. Incommensurabile voglia di primavera/estate, sgambettate all’aria aperta, spritz con passeggino, tuffi & abbuffi in campagna

Nessun dubbio, nessun ripensamento, nessuna cacarella.
Anzi le patologie psicologiche improvvise mi hanno sempre affascinato molto, sperando che alcune mi accompagnino fino all’ultimo dei miei giri  : – )