– Ma tu parli?
– Sì, perché? Non mi senti?
– Ti sento, però prima non ti capivo benissimo, ora sì.
– Mi capisci comunque: quando cerco qualcosa tu me la fai trovare. Quando mi allontano troppo tu mi vieni incontro.
– È vero, abbiamo creato un nostro linguaggio. Siamo legati da un elastico molto stretto e dobbiamo sempre metterci d’accordo: dove andare, cosa mangiare e quando dormire.
– Non ci siamo mai allontanati più di un metro. Perchè?
– Ho bisogno di te più di quanto tu ne abbia di me.
– Non capisco.
– Io sono papà.
– Ora sì. Dov’è mamma?
– È tornata al lavoro.
– E tu che fai?
– Sto con te. TI dispiace?
– No, mi piace. Tu sei papà.
– Comunque é provvisorio, non ti preoccupare.
– Non sono preoccupato, sono curioso. È un gioco?
– Non è un gioco, però ci divertiamo lo stesso. Quando mamma sta a casa con te, io lavoro. Ora è il contrario.
– Tu e mamma avete un elastico più lungo del mio.
– Esatto, ci allontaniamo, ma torniamo sempre vicini.
– Perchè non stiamo tutti insieme?
– Alcune cose le abbiamo qui con noi, altre le dobbiamo prendere, con il nostro lavoro. Quando mamma va a prendere le cose, io proteggo quelle che abbiamo.
– Cosa abbiamo già?
– Una mamma, un papà è un bimbo.
– E cosa ci manca?
– Le patate, i pannolini e la benzina. Però quello che abbiamo, resterà.
– Io resterò?
– Certo, tu resterai e cambierai, ogni giorno sarà diverso.