Il nostro inserimento all’asilo

Il tempo delle vacanze è terminato. Anche per noi, che siamo gli ultimi a scendere dalle colline, è giunta l’ora di fare qualcosa di socialmente utile: iniziare l’asilo nido.

“Attento Peter, perché quando varcherai quella soglia, non potrai più tornare indietro per i prossimi quindici anni.”
Per fortuna non credo abbia capito. Per fortuna non è così brutto andare a scuola. Però questo cambiamento è epico. Come passare da una convivenza ad un amore a distanza. Ci saranno anche dei vantaggi, ma la sensazione iniziale è che qualcosa di molto importante ci mancherà tanto.  

La riunione preliminare con le maestre e gli altri genitori cancella i nostri dubbi tecnici, ma non quelli psicologici.
Il bimbo entrerà gradualmente nei prossimi venti giorni. Prima un paio di ore, poi pranzo e infine pisolino pomeridiano, fino a trascorrere dalle 9:00 alle 16:30 nel suo nuovo mondo. Che farà, come reagirà, cosa penserà? Rimane un’incognita per tutti.

  

Le 7 non-regole di Dandy Daddy sull’inserimento all’asilo

Mi piace dare consigli inutili, ecco quindi le non-regole di Dandy Daddy per l’inserimento al nido d’infanzia, meglio noto come asilo nido. Mi raccomando, non seguitele.

  1. Non voltarti mai indietro
    Il primo vero distacco genitore – figlio è duro per tutti. Ti volti, lui ti guarda e piange.  Nonostante Peter sia un bambino sicuro, sereno e spensierato, l’ho visto strisciare, urlare e scalciare pur di non rimanere da solo a scuola. Come ridurre al minimo questo dramma?
    Una tecnica me l’ha consigliata la dada: salutare bene il bimbo, fargli capire che stiamo andando via, metterlo tra le braccia della maestra e partire sicuri; poi, non voltarsi mai indietro. Un taglio ombelicale degli sguardi. Fortunatamente l’inserimento è solo un piccolo momento in una grande avventura.
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  2. Meglio papà che mamma
    La mamma è sempre la mamma, non si discute. Per questo, quando si tratta di accompagnare un bambino a scuola per poi abbandonarlo, è meglio che vada il papà: l’addio forse sarà più indolore. Nessuna prova scientifica a conferma della mia tesi, però a me è sembrato così. Il distacco dalla madre è uno shock da evitare. Non se ne abbiamo a male i babbi di tutto il mondo.
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  3. Fidarsi è bene
    Il passaggio è netto: nostro figlio, dopo un anno vissuto sempre insieme, ora è tra le mani di un’altra persona. Saranno le mani che gli daranno da mangiare, lo puliranno, lo coccoleranno. Che lo solleveranno al cielo per farlo volare. Quindi, a meno che non si decida di educare il proprio figlio in casa, è importante creare un rapporto di fiducia con le persone che lo seguiranno in questi anni: le magiche dade. Alcuni genitori le temono, le sfidano o non le ascoltano, forse sentendosi privati del loro ruolo. Li capisco. Ma nella malinconia di vedere il mio Peter fuori di casa a soli 18 mesi ho scelto di affidarmi e di credere in quelle dade.
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  4. Stare lontani dalle chat
    Un chiacchierone come me ha sempre amato le chat. Poi ho scoperte quelle di classe, dove trenta mamme e un babbo tendono a discutere più sull’abissale tema dell’infanzia che sui problemi scolastici concreti. E per una domanda, ventinove risposte. Ovviamente è importante leggere questi contenuti, magari una volta alla settimana.
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  5. Un universo di malattie
    Questa settimana siamo stati colpiti dal virus Bocca Mani Piedi. Simpatico nome che ci ha contagiati tutti. La settimana prima tre nasi sgocciolanti. E chissà quante nuove avventure batteriche ci attendono, tutte da condividere in famiglia. L’asilo sarà il grande serbatoio virale da dove attingeremo. Un consiglio tanto saggio quanto ovvio: un bambino che non sta tanto bene è meglio che rimanga a casa.
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  6. Una nuova vita
    Vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno? Da oggi il tempo a disposizione di mamma e papà quadruplica. Dopo quasi due anni inizia un nuovo ciclo con nuovi ritmi. Siamo stati benissimo fino ad ora, ma non temiamo i cambiamenti. Purtroppo coinciderà anche con il nostro ritorno al lavoro, però queste settimane di limbo sono importanti per dedicare alla persona e alla coppia le risorse che prima erano impegnate. Quindi mamma e papà cucinano insieme, guardano film, fanno passeggiate e si ricaricano per il prossimo desiderato fratellino.
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  7. Ogni cosa, passo dopo passo
    Roma non è stata costruita in un giorno. Neanche il rapporto Dandy Daddy – Peter. Ci sono voluti mesi per sentirmi chiamare papà e non mamà, dadà o ·. Giorni interi a dondolarsi abbracciati in amaca per fondere i profumi delle nostre pelli. Ore di tuffi e salvataggi per solidificare la fiducia in sé stessi e tra di noi. E dopo tutto questo, volete dirmi che devo lasciare il mio bimbo a qualcun altro? Purtroppo sì. A due settimana dall’inserimento, però, vedo il percorso più definito e inizio a sentirmi meglio. Passo dopo passo, il piccolo Peter sta crescendo.

E voi come avete reagito al primo pianto davanti all’asilo? Avete rinunciato dopo i primi giorni? Esistono altre malattie dal nome simpatico? Non siate timidi e rispondete nei commenti qui sotto!

Consigli inutili ne ho sempre dati in abbondanza. Vi ricordate le 10 non-regole di Dandy Daddy? Cliccate sul titolo per rileggerle tutte. 

In tre sul cavallino

Di ritorno dalla nostra missione bielorussa, ci siamo fermati qui, sul cavallino a dondolo. Costruito in olmo massiccio per resistere ai selfie dei bambini turisti. Prima di noi una famiglia di tre figli, due genitori e quattro nonni lo stava cavalcando, tutti insieme appassionatamente.
Gli ortesi affermano che di notte si sposti da solo per non vedere sempre la stessa sponda del lago. A noi appare incantevole da ogni angolazione, ma forse dopo qualche secolo annoia.
La foto è stata scattata da due autoctoni innamorati che vedendoci così Happy Family hanno deciso di concepire quella stessa sera. Se ci leggete, vi aspettiamo a Bologna, tra nove mesi, tutti e tre.

Vacanze bielorusse

Oggi inizia il mio consueto viaggio estivo verso la nostra seconda casa: Minsk, Bielorussia. Questa volta parto da solo e vado a riprendermi la famiglia.
Bologna, Milano, Malpensa, Minsk. Le ore davanti al gate tornano utili per scrivere. Seduto su un gradino osservo una fila ordinata di donne e bambini biondi in attesa dell’imbarco.

Dove è finita la mia Famiglia?

Nelle ultime fotografie Peter e Dandy Daddy non giocano più insieme. Il primo nuota nel lago a est, il secondo raccoglie frutta a ovest. Un po’ di tristezza pervade i nostri post e commenti.
Ma chi ha rapito la mia famiglia?
Mamma Masha e bimbo Peter sono partiti due settimana fa, lasciandomi solo a Bologna, destinazione Bielorussia, la loro seconda casa. Ho avuto una buona occasione per capire quanto vissuto fin qui, sentire la mancanza delle cose importanti e rigenerare le forze.
Cosa ho segnato sul mio taccuino?

Positivo

  • Pensare, scrivere, lavorare per più di 2 ore consecutive
  • Avere un pavimento pulito
  • Dormire un’intera notte senza svegliarsi
  • Da quando non organizzavo una festa di sabato sera?

Negativo

  • Manca Peter e manca la mamma
  • Come si fa a cucinare bene senza avere i miei due ospiti preferiti?
  • Quando lo rivedrò saprà salire sugli alberi e chissà se mi riconoscerà
  • Ho l’obbligo morale di concentrarmi e fare tante cose bene

L’equilibrio tra nostalgia e relax è stata la chiave di queste due settimane. Di giorno prendevo il sole e di sera mugugnavo in videochiamata su WhatsApp.

Bambini in volo

Il comandante annuncia prima in russo poi in inglese. Si vola!
Chiusi, in uno spazio ridotto, con scarsa possibilità di movimento, a mille mila metri di altezza. Non so se sia il sogno o l’incubo di ogni bimbo. Lo chiederò a Peter quando parlerà la mia lingua. Di sicuro è il problema maggiore per i genitori che viaggiano in aereo.
Oggi sono solo e posso pensare come un bambino piuttosto che come un papà. Sono sulle nuvole, sto volando. Non nascondo un filo di paura mista eccitazione e avrei voglia di camminare avanti e indietro per il corridoio. Purtroppo c’è una lunga fila di biondini. Se mi metto a gattonare con loro, barba lunga e abbronzatura mediterranea, mi prendono per un attentatore. Allora li osservo e volo con loro.

Questo dolce momento viene interrotto da una voce adulta: “Smettila di fare capricci, se non ti calmi ti tiro uno schiaffo!”. È sempre un peccato quando il mondo dei piccoli si scontra con quello dei grandi senza trovare un compromesso.

L’albero delle mele

Ore 20:00 italiane: sono arrivato a Minsk e subito portato alla dacia, la casa estiva tipica di russi e bielorussi. Un albero di mele rosse al centro del giardino, more e ribes agli angoli. Una casetta in legno e tutta la famiglia al completo: Svetlana, Sergei, Sasha, Yulia, Ksusha, Taya e, ovviamente, Masha, Peter e Dandy Daddy.
Per me, non ci sono dettagli di viaggio più importanti di questi. Se invece volete sapere come si arriva fino a qui scrivetemi una lettera 🙂

La bella balla neonata

Come nasce un bimbo lo so, l’ho visto, l’ho vissuto. Non dico che sarei in grado di rifarlo da solo, ma se ci impegniamo in due, i risultati dovrebbero arrivare.
Ma come nasce una balla di fieno l’ho imparato solo oggi. Certo, potevo immaginarlo, ma tutt’altra emozione è essere lí, mentre cresce per poi essere partorita da una trattoressa gigante.
La gestazione dura nove minuti, l’erba viene raccolta dentro alla sua pancia.
Il travaglio in pochi secondi, tutto ruota e si avvolge per essere ben compatto.
Poi il parto agricolo: una bella balla di fieno viene dolcemente rilasciata dal retro.
E Peter rapito, ammutolito, pietrificato da questo evento mai visto prima.
Una volta fuori, non potevamo non andare a salutarla e a darle il benvenuto su questa fertile terra.

Grotta di rose

In cima alla collina di Gran Ciliegio, percorrendo valli di grappoli e spighe, vivono due esseri.  È frequente vederli uno sopra l’altro, con gambe sulle spalle e braccia attorno al collo, incastrati come rami di alberi cresciuti insieme. Si affacciano sullo specchio d’acqua uscendo dalla grotta di rose bianche che li protegge. Un anno è ormai passato.

Piccoli e grandi

Sei piccolo per camminare da solo in questa pineta
Sei grande per contemplare il silenzio come un asceta
Sono piccolo tra questi alberi che hanno una A ma non una Z
Sono grande per abbracciarti e portarti in spalla come un atleta
Sono piccoli per essere visti con un cannocchiale da un altro pianeta
Sono grandi per rinfrescarci e custodire un’aria segreta
.

Avvolti nella neve

peter-neve

Cosa pensa Peter avvolto nel suo fagotto giallo?
Chi ce l’ha regalato non sapeva ancora se sarebbe stato Pietro o Nina.
Accarezza la neve per la prima volta: nessuna risata, nessun pianto.
Questo silenzio e questo sguardo sono nuovi, non li riconosco.

È ancora troppo piccolo per divertirsi, niente slittino, ma credo già abbastanza grande per rimanere estasiato da un nuovo paesaggio.
Solo una giornata di neve e nubi, infatti, può verniciare di bianco il cielo e la terra in modo così uniforme.

Cosa starà pensando Peter? 

  1. Chi ha buttato il latte in polvere sulle colline?
  2. Qualcuno si è mangiato la mia erba.
  3. Quindi l’erba verde cresce sopra la neve bianca.
  4. Ma chi ha detto che i bambini non sentono il freddo?
  5. E voi, mamma e papà, volete venire a vivere qua?
  6. Mi ricorda quella volta in aereo, sopra le nuvole gonfie e rotonde.
  7. Bob, slittino, discesoni. Quando?

 

Siamo onesti Peter, questa è già la seconda volta che vedi la neve.
La prima è stata al Baby Carneval Party parigino, e qui lo raccontiamo.

Un giorno di reclami in radio

Siamo stati un giorno in radio. A dire il vero poco più di un’ora. E questo è quello che è saltato fuori dal cilindro, oltre alle risate, smorfie e bei momenti.

Ufficio Reclami

Scrivere è la passione di papà, cucire quella di mamma, ma il vero oratore è Peter con le sue poesie dittongate e poi sbalusate — dal bolognese: pronunciate in modo strano.

Tutti e tre siamo stati invitati dall’amico radiofonico Massimo Vitali a fare quattro chiacchiere sulla nostra nuova avventura da genitori.

Il programma radiofonico si chiama Ufficio Reclami e come intuirebbe anche Peter, basa il suo palinsesto sulla più antica forma di trasmissione orale dell’epico umarel: il Reclamo.
Non siamo una famiglia lamentosa, non rimuginiamo borbottando né emettiamo suoni tipo lumache avvilite. Piuttosto un bel reclamo su carta intestata Dandy Family o PEC; e anche se nessun ci ascolta almeno abbiamo un bel ricordo.

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Cosa ci hanno chiesto? Di reclamare i nostri dissensi quotidiani.
Cosa abbiamo risposto? Ecco la nostra lista:

Reclamo#1
CREME COL PASSAMONTAGNA

Ogni mattina, in zona pronto soccorso ginecologico, un papà si sveglia, esausto ma felice, sapendo che dovrà correre a comperare la crema chiesta da mamma per il neonato.
Ogni mattina, nella farmacia limitrofa, un esercente sa che dovrà vendere un kit di creme inestimabili al prossimo pollo ubriaco d’amore paterno.
Il mio primo acquisto da papà è stato questo: un set di flaconi parafarmaceutici da rapina.

Reclamo#2
PIZZE IN FACCIA

Tutti subito immaginando una colluttazione, una diatriba, una rissa, ma ahimè alludiamo a qualcosa di ben più terribile, inaffrontabile, avvilente.
Pizzicotti, carezzine e simitoni — dal bolognese: smancerie — da parte di passanti sconosciuti, solitamente nonni o zii di sfortunati bambini, che complimentandosi per il risultato del nostro amore stropicciano .
Ci è stato dato un ottimo consiglio contro questa piaga: agguantare le guance dell’importunatore con la stessa fastidiosità e stringere finche non capisce. Dove non arriva l’empatia, ci pensano le manaccie.

Reclamo#3
AMIG, FATTI ‘LI RAZZI TUA

— “Ma perché piange?”
— “Ha fame?”
— “Lo stai ancora allattando al seno? Ah no?? E perché???”
Tutta una serie di domande che non faresti neanche al tuo primo incontro con un alieno. Non è che non apprezziamo l’interessamento, sia chiaro, ma se veramente vuoi esserci utile, ti aspettiamo sabato pomeriggio a fare da babysitter a Peter per un paio di ore.

Reclamo#4
UN FASCIATOIO IN DISCOTECA

In realtà ci basterebbe trovarlo in tutti i ristoranti, bar e musei; luoghi che sicuramente frequentiamo di più. Non ci si può lamentare di Bologna, tra le città più baby friendly d’Italia, però, se vogliamo trovare il pelo nell’uovo, due o tre posticini carini dove ti abbaiano quando entri con il passeggino li abbiamo trovati. Onde evitare denunce, scriveteci in privato se volete saperne di più : – )

Reclamo#5
DOWN SHIFTING  

Irene Grandi lo diceva negli anni ’90 e aveva già capito tutto.
Più che un reclamo, vogliamo dare un consiglio a noi stessi: dedichiamo più tempo alle cose che amiamo e che ci fanno stare profondamente bene: la nostra famiglia, gli amici, le nostre passioni. Sottraiamo impegni professionali e burocratici. Siamo diventati epicurei?
Forse sì, e magari riducendo qualche spesa superflua e adottando uno stile di vita più naturale, moderato e conscio, ne usciremo fuori felici e contenti.

Dopo questa posso farmi una tisana allo zenzero e dormire sonni tranquilli.

Se invece non siete ancora stanchi, leggetevi questo.

 

La prima prova da soli

prima prova piano

È giunto il momento di mettersi alla prova, prima del grande salto nel vuoto. Dal 1 febbraio sarò un babbo a tempo pieno, per qualche tempo o chissà per quanto. Il motivo? Lo trovate nel mio primo post.
Come tutte le sfide, c’è bisogno di allenamento, obiettivi e piano d’azione. Masha decide di mettermi alla prova: un giorno intero assieme a Peter, dalle 5 alle 23 pm, senza mamma.

Briefing

Tipologia problema: blackout mamma giornaliero
Intervallo blackout: 5 AM > 11 PM
Motivo: visita museo a Parigi in giornata (follia pura)
Età pupo: 7 mesi e 10 giorni
Allattamento: naturale (doppia tetta)
Ore di sonno notturne: 4 fasi da 2,5/3 ore ciascuna
Ore di sonno diurno: 3 pisolini da 0,5/1 ora ciascuno
Hobby bimbo: suonare il pianoforte a pugni, gara di urli con sé stesso
Mossa letale: pannolini atomici e ribaltamento della tele

Dal risveglio all’alba

Ore 5 del mattino. Mamma esce, Peter piange. Consecutio temporum.
Quasi quasi mi butto in strada e fermo il taxi che la sta portando via.
Poi un sussulto d’orgoglio. Anche perché presto questa sarà la mia vita quotidiana e non posso certo mollare al primo colpo.
Dai Peter, beviamoci su!
Dopo il primo sorso di latte ho già acquistato punti e fiducia.
Dai Peter, distraiamoci un poco.
Con grande gioia dei vicini iniziamo il nostro carnevale, fatto di urla, percosse e strimpellate.
Improvvisamente, la notte diventa giorno, il tempo saltella qua e là e l’alba si presenta puntuale alla finestra. Sarebbe ora di svegliarsi, per noi diventa ora di  farci un pisolino.

Uomini in azione

Tiri-titi tiri-titi, tiri-titi. Non ci sono più le sveglie di una volta.
Sono già le 11. Tre ore buone le abbiamo dormite.
Ora però sale la fame a tutti e due e c’è ancora un sacco di cose da fare.
Uomini in azione, con l’ordine e la precisione di un libretto d’istruzioni Ikea. Cambio pannolino, cambio pigiama, preparazione pappa, avanti con il soffritto. Poi ancora, dar da mangiare a bimbo, colazione babbo, impanatura carne. Bagnetto è un momento sacro, gesto purificatore, rigenerante ed emozionante, richiede calma, pazienza e forza negli avambracci. Celo, celo, manca. La nostra passione più grande, la musica, trova tempo e spazio ora che siamo da soli. Se con la mamma dieci minuti sono sufficienti per farle venire il mal di testa, ora abbiamo sala prove tutta per noi!
Il ritmo è ciclico. Si torna a mangiare e subito dopo pisolino.

Pomeriggiare senza sosta

Il pomeriggio è tutto in discesa. Per Peter questo è il trenino di corollari: gioco quindi ho fame, ho fame quindi mangio, mango e poi son sazio, sazio quindi dormo, dormo e son riposato, mi sveglio e son felice. E quando Peter è felice, il mondo è una giostra. Un giro al parco, uno dalla nonna (quella italiana; quella bielorussa la trovate qui). Per qualche ora possiamo fare quello che ci pare.
Poi, la magia svanisce, la fame ritorna e con la fame tornano le lacrime.
Di corsa a casa a ripetere la procedura della felicità.

Il ritorno della Jedi

La mamma, stanca come dopo una Parigi – Dakar – Bologna, torna alle 11 di sera. Trova i due uomini di casa pimpanti e pigiamati che l’aspettano, cena pronta. Fa un dettagliato check, tagliando e revisione, e con soddisfazione conferma il buon operato del papà.
Anche per questa volte ce la siamo sgavagnata (dal marchigiano: riuscire in qualcosa di impegnativo).

Obiettivi raggiunti:

  1. Bagnetto Peter con aquagym e nuoto su pancia
  2. Doccia papà, anche questa settimana è fatta : – P
  3. Tre pisolini da un’ora circa cadauno
  4. Quattro pannolini cambiati, portati direttamente in discarica
  5. Concerto cacofonico per pianoforte
  6. Giretto al parco da veri boss del quartiere
  7. Cena pronta per la mamma

Della lista di cose da fare, consegnata dalla mamma prima di partire, quasi tutto è stato portato a termine. Solo con qualche ora di ritardo : -)