Il primo ascolto musicale, tutto ha inizio qui

primo ascolto musicale

Finalmente si parla di musica.
Del primo ascolto melodico di un bimbo quando ancora è dentro la pancia della mamma. Qualcosa di unico, che a pensarci, ancora oggi, mi fa scorrere i brividini lungo la schiena.
Chiaro, per un musicista è molto facile, bon-ci bon-ci bo-bo-bon.

Ma anche se siete degli ingegneri o dei pallanuotisti, pensate a quante migliaia, milioni, miliardi di canzoni avete ascoltato fino ad ora. Spotify esploderebbe.
La prima di quest’anno ce l’avete in mente?
E la prima che vi ricordate da quando siete bimbi??
Ma il primo ascolto musicale in assoluto della vostra vita, vi rendete conto cosa sia???

Ok, sto esagerando.
Però se fondo in un unico pensiero le due mie più grandi passioni, mio figlio e la musica, vado in loop, è come unire i puntini dall’uno all’infinito.

La nostra idea

Beh, pensandoci e ripensandoci, nelle primissime notti in dolce attesa, ci siamo inventati il modo per evitare che Peter in futuro ascolti Holly, Benji e Fedez.

Esiste una cuffia speciale che solo i DJ più tamarri, borazzi e cavalcapiste possiedono. Si chiama doccia. O mono.
Ovviamente se cercate su Google “cuffia doccia” rimarrete delusi.
Chissà se l’inventore aveva pensato anche a questo utilizzo. Si potrebbe chiamarlo e fare il business prenatal.
Ad ogni modo il gioco è semplice:
1. Scartare la cuffia dal suo involucro protettivo, tipo condom
2. Inserire lo spinotto, detto jack, nella foro, detto porta, degli auricolari
2b. Eventualmente acquistare non su Amazon un adattatore jack grande – jack piccolo (tutta la famiglia Jack insomma)
3. Adagiare dolcemente la cuffia sulla pancia della mamma, sa poi lei dove metterla
4. Riprodurre la musica in modalità Repeat 1 (sentirete che scalcia quando gli piace il pezzo)
5. Addormentarvi tutti insieme accoccolati

La scelta del brano non è banale.
Musica distensiva, rilassante e avvolgente come il mare, il mio consiglio.
Ma magari volete crescere un torello, quindi AC/DC, Eminem, Chemical Brothers vanno tutti bene. Il figlio è vostro, sappiate che gli state dando il primo assaggio della più dolce forma di comunicazione che l’uomo abbia mai creato.

Volete sapere cosa ho fatto sentire, solo ed esclusivamente, a mio figlio per i suoi primi 9 mesi di vita?

ECCO LA RISPOSTA

A questo ed altro serve un papà. Per esempio? LEGGI QUA

Chi ha paura della rete?

thug life peter

Masha lancia un’idea, mi piace subito.
Troviamo un nome, un dominio e tanti spunti per iniziare a scrivere.
Dai, si parte, carichi: primo post, prima foto, primo grande dubbio.
Ma è giusto pubblicare le foto del mio ciccio, minorenne, indifeso, che riposa aggomitolato sul lettino??

Google parla chiaro.
6.750.000 risultati di allerta sulla pubblicazione di foto di minorenni online.
Eppure Facebook, Instagram e Internet ne sono strapieni.
Subito dopo #cat, #baby è un hashtag di spicco da 120 milioni di post.

Son tutti matti quelli che postano foto dei propri figli?

Fino a ieri, dalla mia scrivania di un’azienda di informatica specializzata in web e sicurezza, ammonivo ogni social—mamma o social—babbo.
Ero il Moralizzatore.
In generale, condividere la propria vita in rete mi ha sempre lasciato perplesso. Un buon inizio per scrivere un blog : – )
Ora però devo capire meglio, prima di auto – moralizzarmi.
Parlarne con gente che sa il fatto suo: amica magistrato, mamma poliziotto, blogger californiana. Leggere mille articoli di mamme che sono chilometri più avanti di me, lo riconosco. Ma io sono Fox Molder e voglio andare fino in fondo.
Alla fine che cosa ho scoperto?

Domanda ingenua: ah ma il mio blog non lo leggono solo bravi papà e mamme con la voglia di condividere la più grande delle passioni?

Risposta cinica: no. Le foto di mio figlio verranno viste, scaricate, mercificate da orchi di tutto il mondo come nelle peggiori serie criminali di Netflix.

Conclusione: 
non sottovaluterò il rischio, né smetterò di scrivere ancor prima di avere iniziato. Cercherò però di usare tutta la fantasia in possesso per proteggere la mia famiglia dal male invisibile.

Le mie regole del gioco:
1. niente foto in costume da bagno (per vs sfortuna vale solo per Peter)
2. niente cognomi o dati personali reali
3. niente foto di gruppo per non coinvolgere altri bambini
4. filtri a manetta per modificare le foto in maniera simpatica
5. macro e inquadrature storte per foto più emotive e meno realistiche
6. se necessario userò la maschera del lottatore messicano Rey Mysterio
7. smetterò di fare il Moralizzatore

Cosa ho letto:
Lacasanellaprateria.com
Foto dei Bambini Online: Perché NON ho Paura
link

Machedavvero.it
Perché non metto foto di mia figlia online
link

Partenopol.it 
Pubblicare le foto dei bambini su Facebook: i Rischi
link

A cosa serve il Papà?

mamma allattamento bebè sorriso

Ammettiamolo, a cosa serve la Mamma lo sanno tutti.
Lo sa anche il bimbo appena esce dalla pancia.
Ma allora a cosa servo io?

Qualche idea me la sono fatta in questi mesi.
Grazie alle sagge ostetriche del corso pre-parto, ma soprattutto a Peter e Masha, che in ogni momento mi hanno comunicato, più o meno direttamente, le loro volontà e necessità del momento.
Posso quindi affermare che nel mio caso ci sono state diverse fasi di utilizzo del soggetto Papà. Procediamo con ordine.

Fase 1. La dolce ombra
Prima del parto, durante e immediatamente dopo, la mamma è giustamente il centro del mondo. Sensibilità a manetta. Ogni cosa deve filare liscia come l’olio di semi di lino. Essere presenti con l’outfit sbagliato potrebbe già infastidirla.
Quindi si diventa dei ninja. Un’ombra d’amore.
Il gioco di anticipo è la tattica, l’empatia l’arma segreta, il silenzio la chiave.
La parte più difficile per chi, come me, è abituato a fare sempre un gran casino. Ma anche quella più significativa, dove i piccoli gesti impercettibili diventano le grandi soddisfazioni quotidiane.

Fase 2. La macchina da guerra
Quando tutto sembra tornare a posto (ma è solo un’illusione ottica) allora si può iniziare ad essere operativi di nuovo.
Ora sì che c’è da fare concretamente qualcosa, altroché piccoli gesti.
Lava, prepara, sgombera, sistema, proteggi, porta qui e riporta di là. E compra tutto quello che mi sono dimenticato di acquistare prima. Amazon funziona maleficamente bene.
Peter nasce a Maggio. Io riesco a giocarmi la carta part-time da Giugno a Settembre. E sono mesi fantasmagorici.
Ma che ve lo racconto a fa’ — già avrete capito.
Per me è stato molto positivo tornare ad essere un cuoco, un maggiordomo, un autista, un fattorino, un operaio, un uomo delle pulizie per quanto sia impacciato con i bagni e le superfici lavabili.
Sentirsi utili aiuta prima di tutto sé stessi. Anche se il periodo dei piccoli gesti mi ha fatto crescere tanto nell’arte dello zen quanto in quella della psicologia pro-attiva.

Fase 3. Eroi in azione
Il punto di inizio e non ritorno di questa fase è netto, epico.
Solitamente un evento così drastico che lo si immortala con una foto, un aneddoto da raccontare ai parenti, un post sul blog.
Nel mio caso è stato l’affidamento totale di Peter dalle 5:00 alle 23:00 il giorno 20 Dicembre 2017. Ho fatto un piccolo tatuaggio tribale cinese in memoria di questa esperienza, più avanti vi racconterò nel dettaglio.
Immaginatevi di passare da soldato semplice a capo di stato maggiore, senza nessun particolare addestramento, dall’alba al tramonto.
A me è sembrato qualcosa di eroico. Una giornata pazzesca e risultati ottimi su tutti i fronti: alimentazione, divertimento, pulizia del bimbo.
Dopo questa, tante altre missioni speciali ad alto rischio mi sono state affidate, tra le quali: soppressione poppata notturna (quindi dormire da solo tutta la notte con Peter), controllo quotidiano proprietà organolettiche cacca, e tra qualche settimana, supervisione totale dalle 10:00 alle 18:00.

Dalle Fase 4 in poi ve ne parlerò quando ci sarò arrivato. : – )

Avete capito quindi a cosa sono servito come Papà?
Sì, esatto, ad insegnare a Peter quello che Mamma vieta di fare!

Oggi nasce Dandy Daddy

me_bianconero

Oggi inizio a scrivere.
E c’è un motivo:

Ho deciso di fermarmi un attimo dal quotidiano 8×5, approfondire senza ansie le mie passioni, dedicare il tempo a mia disposizione a chi mi circonda, in particolare alla famiglia, a mio figlio.

Sono Padre, Marito, Musicista, Viaggiatore e tra qualche mese ex Sales Manager informatico. Ma ora ho una sola idea in testa: cambiare radicalmente il mio modo di vivere.

Tutti attorno sono già preoccupatissimi  ; – )

Il cielo sotto Colonia

Colonia, 18 Agosto 2017.
Peter, 10 Maggio 2017, 3 mesi e 8 giorni.
.
Il nostro primo viaggio insieme, alla ricerca del fresco, nasce con la scusa di essere i più giovani testimoni di un matrimonio tedesco.
Peter non ricorderà nulla, ma si porterà dentro il profumo di wrustel al curry e dei prati di giunchiglia.

La prima festa d’Estate

Ehi tu cosa mi guardi?
Che cosa pensi, perché non parli?
Fai solo versi come Leopardi,
strilli e comandi come i gendarmi.
La mamma è vigile nei tuoi riguardi,
ma io ripenso al primo party,
la prima festa lassù in collina,
a bordo vasca, nella piscina.
L’estate è lesta, scompare prima,
si brucia in fretta, è diavolina,
ma io saprò dove cullarti,
dove giocare o rinfrescarti,
tra qualche luna, tra qualche mese,
quando quest’anno sarà a due/quarti,
e sull’amaca o sullo sdraio,
dietro una siepe, in mezzo al prato,
sarà la prima festa d’estate
che tutt’inverno abbiam sognato.

L‘amore in ogni dove

peter_cassetto

Nessuno me lo aveva specificatamente detto.
Certo potevo immaginarmelo, anche se l’immaginazione opera con elementi che bene o male fanno parte del nostro mondo interiore o esteriore.
Qua stiamo parlando di un altro universo!

Dunque vi confido questa mia intima scoperta:
Peter, ri-Peter e ancora Peter. C’è solo lui nella mia vita. Mattina e sera, soprattutto notte. Lo vedo uscire da tutti i cassetti (vedi foto : – ) e da ogni porta.

Potete leggerlo come la più dolce delle dediche di amore di un padre per un figlio. Oppure come la disperata richiesta d’aiuto di un babbo allo stremo delle sue energie dopo solo pochi mesi di paternità.
Forse, anzi sicuramente, è un po’ di entrambe.