L’odore della propria casa si percepisce forte al rientro da un lungo viaggio. Lo penso ogni volta che emigro nei mesi estivi: quando ritorno, riconosco la nostra essenza domestica per un attimo, poi svanisce.
Oggi mi è parso di cogliere inizialmente un aroma di verdure bollite, poi di miscugli non convenzionali tipo banane con carote, tapioca e caprino, pesce e cavolfiore. Le fragranze riemergono con intensità verso sera, quando una sauna di brodo vegetale pervade il soggiorno.
Poco male, basta aprire la portafinestra per qualche minuto e l’aria è nuovamente inodore. Mi avvicino per impugnare la maniglia, ma briciole di pane, secche e frantumate, mi punzecchiano la pianta del piede, interrompendo il mio pensiero. Eppure si spazza molto spesso.
Una volta incastonate nella pelle, smussati i loro spigoli, continuano ad accompagnarmi, ogni passo sempre più gommose.
Questa casa non era così un tempo. Un nuovo ospite deve essere arrivato.